sabato 16 gennaio 2021

ANTICHI GIOCHI DI STRADA : "STAZZE" E "SBARRELLA"

Quando non si organizzavano incontri di calcio in via Quarnaro, si giocava a "stazze". Non ho riferimenti per poter ricostruire l'origine storica di questo gioco di strada, sicuramente di epoca molto lontana nel tempo. Certo è che richiedeva non poca abilità, abbastanza simile a quella che occorre per giocare a bocce, ed una buona precisione nel lancio della "stazza", un piccolo mattone, o una pietra di forma simile, del cui reperimento ciascun concorrente era direttamente incaricato, magari andando a cercare tra i sassi del fiume, o in campagna, o tra i materiali residui dei cantieri edilizi. Il campo di gara era sempre la strada. Bastava che uno solo del nostro gruppo si presentasse con il suo mattoncino o con una pietra similare in mano per capire che chi avesse voluto trascorrere lì il pomeriggio avrebbe dovuto attrezzarsi di conseguenza. Così a poco a poco arrivavano gli altri, ognuno con la sua stazza, reperita nelle vicinanze, o magari custodita a casa dopo la gara precedente. Ciascuno poneva in gioco un mazzetto di figurine di calciatori. In genere una decina a testa. Il pacchetto veniva posto su una pietra più grande collocata una decina di metri più avanti dei concorrenti. Poi, a turno, dopo la conta che doveva stabilire l'ordine progressivo dei giocatori, uno alla volta, potendo compiere non più di tre passi in avanti, si iniziava a lanciare la propria stazza in direzione del bersaglio. Bisognava ovviamente colpirlo. Quindi si andava a vedere quante figurine erano finite vicino alla stazza lanciata. Quelle diventavano di proprietà del vincitore. Nascevano ovviamente diverbi, discussioni, vivaci contestazioni, piccole e grandi zuffe... Argomento del contendere era spesso l'opinabile distanza di qualche figurina dalla stazza, per cui era necessario ricorrere ad un sistema di misurazione rudimentale ed approssimativo, servendosi spesso di una stecchetta di legno reperita nei paraggi, mai perfettamente diritta, e quindi causa di ulteriori polemiche. Di solito il gioco finiva in modo naturale perchè qualcuno non aveva più figurine in tasca, o perchè, sentendosi ingiustamente defraudato, abbandonava la tenzone e se ne tornava a casa senza salutare nessuno. Ma tutti sapevano che il giorno dopo sarebbe tornato lì alla stessa ora con la stazza in mano.... Altre volte si giocava a "sbarrella". Uno dei partecipanti, scelto col solito sistema della conta, si appoggiava ad un muro, con la schiena piegata in avanti, in modo da poter accogliere in groppa il primo saltatore che doveva finirgli sopra e resistere senza cadere anche dopo l'arrivo del secondo concorrente, e poi del terzo, e così via, fino alla fine dei partecipanti al gioco. Nel momento in cui il "sostegno" cominciava a cedere e a non sopportare più il peso di coloro che via via gli finivano sopra, era costretto a chiamare "sbarrella", una sorta di pubblica resa, e ad ammettere quindi senza scampo di avere la schiena a pezzi e di non essere più in grado di sostenere il peso. E non era tanto il pegno da pagare a rappresentare un problema, ma il fatto di dover riconoscere la propria debolezza e di essere quindi additato, bonariamente ma non troppo, al ludibrio di tutti... (brano tratto dal libro "Abitavamo in via Quarnaro" (Ed.Evoè 2014)

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