Lunghi capelli
biondi e corpi statuari in jeans, tavoli
tondi e gelati serviti come sculture
d’autore, gambe accavallate di signore non più giovanissime tenacemente votate
a scrollarsi di dosso i graffi del tempo, la mia piazza è sempre qui, piena di
vita, di suoni, di colori.
Capri, Marina
Piccola. Cerco oggi tra i volti diversi
il tuo volto di donna mai dimenticato.
E’ passato tanto tempo, ma nulla è mutato.
Tu non eri
come gli altri “Vip” del tuo antipatico entourage. Ed io ti vedevo ancora più diversa. Mi piaceva immaginare
che invece che ricca ereditiera fossi figlia di pescatori. Per me eri nata a
Tragara, in una di quelle casette dipinte a ridosso del piccolo porto, di
fronte al Monacone, nel cuore dell’isola. Da tuo padre avevi ereditato il
piglio fiero tipico della rude gente di mare, da tua madre lo sguardo profondo
e ricco di mistero. Se dovessi scrivere di te descriverei l’effetto devastante
che la prima volta ebbe su di me il tuo dolcissimo sorriso. Le nostre lunghe
passeggiate tra squarci di variopinte prospettive e profondissimi strapiombi
sul mare.
Io ormai ti consideravo
parte del paesaggio stesso, elemento naturale di quelle bellissime viste, dei
tetti bianchi e del cielo azzurro di Capri, una ragazza di alta società,
vestita alla moda, ma per me nata a Tragara, vicino al porto, e figlia di
pescatori.
Vorrei
incontrarti di nuovo per rivivere quella giovanile età , la freschezza di
quelle immagini, dei cieli tersi, dei radiosi mattini d’estate, di quei momenti
di libera e sfrenata fantasia.
Guardarti di
nuovo negli occhi in questa piazza in cui il profumo dei fiori e il sapore del
mare giungono come erano una volta, nonostante il tempo trascorso.
Come quando eravamo
ai piedi dello Scopolo. Avevi insistito perchè ti accompagnassi alla ricerca
della lucertola azzurra. Avevi gli occhi brillanti come la luce di quel
mattino. I tuoi gesti erano misurati, quasi come se rispondessi a precise
esigenze di un copione narrativo che io avevo dentro e che mi passava in rapida
visione davanti agli occhi. A te piacevano i miei scritti ed io quando ascoltavo
i tuoi commenti sentivo più forte la voglia di continuare per poi ricadere
sempre, però, in ostative remore ed inibizioni.
- Tu sei un
poeta...-
- Poeta. Perchè
mi dici poeta? Io sono come un bimbo che piange. Vorrei esprimere quello che
provo ma non riesco a farlo. Vorrei scrivere con la stessa facilità con cui un
usignolo canta. Se solo sapessi trasmetterti una piccola parte del mio
sentire…. –
Ma sebbene non
sapessi manifestarti i moti del mio animo, tu eri ormai capace di leggermi
dentro. Certo eri assai vicina a comprendere, spesso, il senso di una fuggevole
impressione suscitata in me da episodi all’apparenza senza significato, e per
altri sicuramente privi di commozione. Ciò era per me motivo di disagio e di non
sapevo quale pudore.
Tu leggevi virtualmente
ogni pagina del mio futuro scritto e recepivi il vero, intimo significato di
ogni parola, interpretandola come io avrei voluto che fosse. Subivi lo stesso
ineffabile turbamento che le bellezze naturali dell’isola avevano generato in
me come folgorazioni improvvise.
Sono tornato a
Capri per incontrarti ancora.
Cosa è una
storia d’amore se non un album di ricordi in cui cercare trascorse
emozioni?
Un amore può
rinascere dalle ceneri del suo passato.
Puoi amarmi
ancora, se vuoi, oltre ogni limite ed ogni circostanza, solo nell’illusione di
un magico momento che la mente a suo arbitrio ricompone.
Voglio perdermi
come una volta in quel mondo fatuo di lustrini e scarpe bianche, di creme
abbronzanti e lunghi abiti da sera al quale uno strano destino mi accostò, un
tempo, per fornirmi il canovaccio di una possibile scrittura.
Avevo subito
ceduto al richiamo del tuo dolcissimo sorriso. Da un tavolo all’altro, tra il
profumo dei caffè, le note accorate dei Beatles ed i e languidi ammiccamenti
malamente ascosi di mogli non più giovani, coi mariti in città, più di una volta m’era parso voluto e non
casuale quel tuo fuggevole guardare verso me, subito seguito da un’ improvvisa
e depistante, fittizia conversazione con l’amica a te vicina. Pur prevenuto, e
comunque per principio ostile a quelle fumose ostentazioni di gloria sociale,
ero tuttavia tornato in seguito a sedermi allo stesso tavolo e avevo guardato,
ogni sera, da quella parte.
I tuoi occhi belli, azzurri e profondi come il mare
di Capri, sorrisero un giorno al mio sentire.
Un momento
magico e irripetibile, reso irreale dalla mitezza del clima e dalla brezza che
giungeva impregnata di tutti gli odori del mare.
Puoi amarmi
ancora. Anche se oggi non ci sei. Anche se non ti troverò più in questo
dedalo di viuzze e di archi, tra il suono accorato dei mandolini e tra i caroselli
delle insegne luminose delle boutiques d’alta moda, in quei luoghi dove una
volta passeggiavamo insieme.
Ora sei oltre
quel lontano orizzonte, che a me pareva vicino, e che pure spesso scompariva
alla nostra vista, suggerendo mondi sconfinati di luce.
Ma oltre quella linea immaginaria, io odo
ancora la tua voce abbellita dalle melodiose cadenze del mantovano. E
fantastico ancora di luoghi arcani, che avremmo visitato insieme se non fossi
scomparsa dalla mia vita come una meteora nel cielo.
Ma ovunque tu
sia, stella del mio passato, se esisti, amami ancora.
Molto bello.Scritto con maestria da un poeta dell'anima.
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