venerdì 1 ottobre 2010


IL SOLE D'AMERICA


Nasce nello scrigno riservato di intime memorie l’ordito di un romanzo-verità, opera  di una scrittrice emergente assurta agli onori della letteratura contemporanea dopo aver ottenuto, nel 2003,  in aggiunta a precedenti lusinghieri premi letterari, anche un importante riconoscimento  di notevole rilievo come il Premio Strega. Con “Vita” Melania Mazzucco, dopo significative esperienze maturate nel settore della narrativa, ma pure in quello della  sceneggiatura cinematografica, punta i riflettori, in modo discreto ma non meno avvincente, su  coloro che , all’inizio dello scorso secolo, varcarono l’Oceano per andare a trovare migliori fortune, e forse la ragione stessa di esistere, nella lontana America, allora oggetto delle più fantasiose elucubrazioni oniriche.

Vicende, sogni, speranze, illusioni infrante. Nel magico caleidoscopio della scrittrice romana tutte le sensazioni si mescolano all’interno di un percorso narrativo che trae materia, a piene mani, da una vicenda autobiografica, rivissuta capitolo per capitolo scavando non solo nella memoria, ma anche tra i documenti originali di una anonima epopea familiare.
Vita e Diamante, questi i nomi dei due protagonisti, rappresentano l’emblema di un periodo storico fin troppo contrassegnato dalle chimeriche aspirazioni di milioni di emigranti, abbacinati dal miraggio di un futuro illuminato dal sole americano non meno che delusi dal successivo tramonto delle proprie illusioni.
Tra i  vicoli di New York, nei cui oscuri meandri prolifera la miseria di uomini e donne, tutti  provenienti dalle stive di una nave,  la storia dei due ragazzini , vera ed intensa, si riannoda alle vicende familiari dell’autrice, rivissute  a volte in modo surreale, ma non meno intrise di partecipazione affettiva, a riprova che esse sgorgano direttamente dalla fonte inesauribile della rimembranza.


Melania Mazzucco muove le fila della narrazione con sapiente maestria, modulando i toni della crescente tensione emotiva quando si avvede  di aver toccato a fondo la sensibilità di chi legge. E’ allora che introduce documentazioni  storiche, frutto di attente ricerche condotte rovistando tra archivi ed emeroteche, ma anche sul campo, traendo spunti dagli aneddoti rievocati dal padre, talora da lui stesso fantasiosamente elaborati, un po’ fiabeschi, spesso anche inverosimili, (ma “solo ciò che viene raccontato è vero”), oppure andando a  spulciare la corrispondenza dell’epoca  o a esaminare i registri di imbarco e sbarco delle navi. In questa continua alternanza di storia e memoria, sublimata  dal riuscito accorgimento di velare il tutto in un’ambientazione onirica e surreale, sta il valore precipuo del romanzo, profondo ed avvincente in ogni sua parte.


Ai fini di un giudizio comparato, volendo cogliere l’aspetto meno suggestivo della scrittura, si potrebbe forse rilevare una certa  gravosità proprio nella parte strettamente documentale, sotto il peso della quale scricchiola, a tratti, la fluidità espositiva, soverchiata dalla pletorica elencazione di  nomi date e luoghi che non rende giustizia all’assunto di base, risultando talora pleonastica nel disegno narrativo originario.

  Ma si tratta di  sofismi che non minano la robusta corposità  di un’opera  suggestiva, imperniata sulla trasposizione di una storia cruda e intensa , rivisitata  in modo da rendere emozionante la vicenda dei due piccoli emigranti, impegnati per non veder svanire nel più evanescente disincanto i loro sogni e la speranza di apprendere, di crescere, di uscire per sempre dall’anonimato  e dal buio della miseria.
E’ la ricerca ostinata, caparbia, irrinunciabile, di portare a termine un viaggio iniziatico fino a penetrare nel cuore di un vagheggiato quanto ineffabile paradiso:  un’  ”” America che non esiste, io lo so perché ci sono stato””.
Il  grande miraggio,  la meta agognata, la visione onirica  della cui esistenza è paradossalmente lecito dubitare.

 “”VITA””
Melania  G. Mazzucco
Ed. Rizzoli – pagg. 396
Premio Strega 2003

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