domenica 3 ottobre 2010

LE FAVOLE


CUORE DI PEZZA         

                                C’erano una volta un giovane computer e una vecchia bambola dì pezza che un giorno si incontrarono per caso nel solaio di un villino di campagna.
Mancava poco a Natale, fuori era freddo e la neve scendeva lenta.
Sembrava che tutti si fossero vestiti di bianco: i monti, le case, le colline, gli alberi e le foglie.
Ogni animale aveva chiuso la piccola porta della sua stanza e si era addormentato aspettando che tornasse ancora la primavera.
- Cosa fai tu qui in soffitta - disse la bambola al computer - tu che sei così giovane non dovresti stare tra noi giocattoli vecchi, rotti e abbandonati che viviamo da tanti anni in questo brutto scatolone –
- Sto lavorando — rispose pronto il computer — mi chiamo Pico e mi hanno sistemato qui temporaneamente. Sono collegato tramite un sistema di fili e di circuiti al Presepe che vedi laggiù in quel salone. Per merito mio i pastori camminano, l’acqua corre nei piccoli fiumi, il giorno e la notte si alternano e gli angeli cantano in coro. Pure la neve che sembra scendere sui monti è un effetto speciale del mio programma-

- Tu... tu riesci a fare tante cose? - domandò stupita la bambola - e per giunta stando così lontano?-
- Sì certamente – confermò Pico – ma dimmi, tu chi sei, come ti chiami?-
- Il mio nome è Pola - disse la vecchia bambola di pezza riprendendosi dallo stupore - e non sono più in servizio da circa quaranta anni. Il mio abito è logoro e consunto e sono piena di polvere, come vedi -
- Ma non hai batterie, fili, circuiti, memorie da utilizzare, non sei proprio capace di fare nulla? - l’aggredì Pico - oggi le bambole camminano, parlano e rispondono ai bambini, cantano e riescono anche a piangere lacrime vere, mentre tu, a quanto pare, non riesci neanche ad aprire ed a chiudere gli occhi..
 A queste parole Pola sentì il suo piccolo cuore di pezza battere forte forte e se in quel momento avesse avuto vere  lacrime da versare certo le avrebbe versate....

- No - disse- non ho batterie nè circuiti nè memorie, sono solo una bambola di pezza, ma un tempo anch’io ho avuto una padroncina a cui volevo tanto bene. Si chiamava Tata ed era felice con me-
Felice, felice – rise Pico – come poteva essere felice con te che non puoi neanche essere programmata?- Quest’ultima parola suonò davvero strana alle orecchiette di pezza della piccola Pola che, per quanti sforzi facesse, non riusciva proprio a comprenderne il significato. Per sua fortuna, però, le bambole di pezza sono sempre tutte colorate, cosicché neanche un computer intelligente come Pico potè accorgersi che stava arrossendo per la vergogna.
A salvare Pola da quell’incomoda situazione giunse, improvvisa, una voce dalle stanze sottostanti: - E’ andata via la corrente — gridò uno dei bambini — il Presepe non funziona più! -
Ora i pastori non camminavano, l’acqua dei ruscelli era immobile, lo schermo dietro le montagne s’era spento e non si udiva più il coro degli angioletti.
Pola non riusciva a scorgere, in quella oscurità, neanche la luce verde di Pico.
- Pico, Pico — gridò — cosa mai ti è accaduto?

Ma Pico, ora che non c’era corrente, non poteva né sentire né parlare!
- Proprio ora che vengono i nostri amici a vedere il Presepe – disse tra le lacrime uno dei bambini.
Fu proprio quel pianto disperato a ricondurre Pola, per un attimo, indietro nel tempo. Si rivide giovane 
bamboletta tra le braccia della sua Tata che, quando andava via la corrente, la stringeva forte a sé perché aveva paura del buio e le bagnava le piccole trecce con i lacrimoni.
-Tu certamente riesci a fare tante cose - disse in tono di rivincita rivolta a Pico, ora che la sua luce verde aveva ricominciato a lampeggiare in segno di ripresa - ma forse a volte un cuore di pezza può collegarsi al cuoricino di un bimbo che piange anche senza fili, circuiti e memorie.... -

In quel momento un topolino che passava spesso da quelle parti in cerca di cibo, si fermò all’improvviso a guardare Pola: mai, come quella sera, l’aveva vista piangere di gioia....

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