lunedì 6 gennaio 2014

STELLA DEL PASSATO



Lunghi capelli biondi e corpi statuari in jeans,  tavoli tondi e  gelati serviti come sculture d’autore, gambe accavallate di signore non più giovanissime tenacemente votate a scrollarsi di dosso i graffi del tempo, la mia piazza è sempre qui, piena di vita, di suoni, di colori.
Capri, Marina Piccola.  Cerco oggi tra i volti diversi il tuo volto di donna mai dimenticato.
Tu, figura femminile, così diversa dagli altri, potrai diventare protagonista di questo racconto.
 E’ passato tanto tempo, ma nulla è mutato.
Tu non eri come gli altri “Vip” del tuo antipatico entourage. Ed io ti  vedevo ancora più diversa. Mi piaceva immaginare che invece che ricca ereditiera fossi figlia di pescatori. Per me eri nata a Tragara, in una di quelle casette dipinte a ridosso del piccolo porto, di fronte al Monacone, nel cuore dell’isola. Da tuo padre avevi ereditato il piglio fiero tipico della rude gente di mare, da tua madre lo sguardo profondo e ricco di mistero. Questo di te oggi scriverei.
Descriverei l’effetto devastante che la prima volta ebbe su di me il tuo dolcissimo sorriso. Le nostre lunghe passeggiate tra squarci di variopinte prospettive e profondissimi strapiombi sul mare.
Io ormai ti consideravo parte del paesaggio stesso, elemento naturale di quelle bellissime viste, dei tetti bianchi e del cielo azzurro di Capri.
Oggi puoi diventare protagonista di questo racconto: una ragazza di alta società, vestita alla moda, ma per me nata a Tragara, vicino al porto, e figlia di pescatori, incontrata di nuovo per rivivere quella giovanile età , la freschezza di quelle immagini, dei cieli tersi, dei radiosi mattini d’estate, di quei momenti di libera e sfrenata fantasia.
Guardami di nuovo negli occhi in questa piazza in cui il profumo dei fiori e il sapore del mare giungono come erano una volta, nonostante il tempo trascorso.
Come quando eravamo ai piedi dello Scopolo. Avevi insistito perchè ti accompagnassi alla ricerca della lucertola azzurra. Avevi gli occhi brillanti come la luce di quel mattino. I tuoi gesti erano misurati, quasi come se rispondessi a precise esigenze di un copione narrativo che io avevo dentro e che mi passava in rapida visione davanti agli occhi. A te piacevano i miei scritti ed io quando ascoltavo i tuoi commenti sentivo più forte la voglia di continuare per poi ricadere sempre, però, in ostative remore ed inibizioni.
- Tu sei un poeta...-
- Poeta. Perchè mi dici poeta? Io sono come un bimbo che piange. Vorrei esprimere quello che provo ma non riesco a farlo. Vorrei scrivere con la stessa facilità con cui un usignolo canta. Se solo sapessi trasmetterti una piccola parte del mio sentire…. –
Ma sebbene non sapessi manifestarti i moti del mio animo, tu eri ormai capace di leggermi dentro. Certo eri assai vicina a comprendere, spesso, il senso di una fuggevole impressione suscitata in me da episodi all’apparenza senza significato, e per altri sicuramente privi di commozione. Ciò era per me motivo di disagio e di non sapevo quale pudore.
Tu leggevi virtualmente ogni pagina del mio futuro scritto e recepivi il vero, intimo significato di ogni parola, interpretandola come io avrei voluto che fosse. Subivi lo stesso ineffabile turbamento che le bellezze naturali dell’isola avevano generato in me come folgorazioni improvvise.
Sono tornato a Capri per incontrarti ancora.
Cosa è una storia d’amore se non un album di ricordi in cui cercare trascorse emozioni? 
Un amore può rinascere dalle ceneri del suo passato.
Puoi amarmi ancora, se vuoi, oltre ogni limite ed ogni circostanza, solo nell’illusione di un magico momento che la mente a suo arbitrio ricompone.
Voglio perdermi come una volta in quel mondo fatuo di lustrini e scarpe bianche, di creme abbronzanti e lunghi abiti da sera al quale uno strano destino mi accostò, un tempo, per fornirmi il canovaccio di una possibile scrittura.
Avevo subito ceduto al richiamo del tuo dolcissimo sorriso. Da un tavolo all’altro, tra il profumo dei caffè, le note accorate dei Beatles ed i e languidi ammiccamenti malamente ascosi di mogli non più giovani, coi mariti in città,  più di una volta m’era parso voluto e non casuale quel tuo fuggevole guardare verso me, subito seguito da un’ improvvisa e depistante, fittizia conversazione con l’amica a te vicina. Pur prevenuto, e comunque per principio ostile a quelle fumose ostentazioni di gloria sociale, ero tuttavia tornato in seguito a sedermi allo stesso tavolo e avevo guardato, ogni sera, da quella parte.
 I tuoi  occhi belli, azzurri e profondi come il mare di Capri, sorrisero un giorno al mio sentire.
Un momento magico e irripetibile, reso irreale dalla mitezza del clima e dalla brezza che giungeva impregnata di tutti gli odori del mare.
Puoi amarmi ancora. Anche se oggi non ci sei. Anche se non ti troverò più  in  questo dedalo di viuzze e di archi, tra il suono accorato dei mandolini e tra i caroselli delle insegne luminose delle boutiques d’alta moda, in quei luoghi dove una volta passeggiavamo insieme.
Ora sei oltre quel lontano orizzonte, che a me pareva vicino, e che pure spesso scompariva alla nostra vista, suggerendo mondi sconfinati di luce.
 Ma oltre quella linea immaginaria, io odo ancora la tua voce abbellita dalle melodiose cadenze del mantovano. E fantastico ancora di luoghi arcani, che avremmo visitato insieme se non fossi scomparsa dalla mia vita come una meteora nel cielo.
Ma ovunque tu sia, stella del mio passato, se esisti, amami ancora.