giovedì 20 aprile 2017

QUEL LONTANO GIORNO DEL 1982 - Così nacque la Rivista “Madonna dello Splendore” -


Ritengo un gran privilegio aver conosciuto Pierino Santomo ed aver collaborato con lui per tanti anni. Persona di incondizionata disponibilità e di infinita bontà d’animo in ogni circostanza ed in ogni situazione, Pierino si accostava alla cultura con l’atteggiamento di colui che desidera conoscere, sapere, essere edotto ed informato su ogni cosa, senza mai eccedere nel giudizio e nelle valutazioni. Questa peculiare curiosità, evidente tratto di non comune perspicacia, gli permetteva di accostarsi da spettatore privilegiato a qualsivoglia forma di arte o di esternazione intellettuale, soprattutto alla scrittura ed alle arti figurative. Sempre schivo davanti ad ogni forma di coinvolgimento mediatico, preferiva starsene dietro le quinte e ripudiava le luci della ribalta. Queste doti andavano a sommarsi al suo carattere nobile e generoso , mai egoista, e rendevano amabile la sua compagnia nei molti momenti durante i quali discorrevamo e progettavamo iniziative editoriali.
Grande appassionato di fotografia, lui stesso fotografo-artista, non mancava di arricchire quotidianamente la doviziosa collezione di rarissime immagini d’epoca  del suo importante archivio personale, dal quale traeva, all’occorrenza, documenti preziosi del passato, vere eccellenze che giustamente custodiva come suoi pregiati cimeli.
Ho avuto più di una volta il modo e la fortuna di intrattenermi con lui nel suo studio per lungo tempo a spulciare in quel meraviglioso forziere del passato, traendone emozioni forti e rivivendo storie e personaggi della Giulianova di un tempo. Spesso, quando avvertiva il mio interesse particolare per qualche immagine rara, mi gratificava con un generoso “ se ti piace prendila pure…” a cui rispondevo sempre con diniego, non fosse altro che perché sapevo bene quanto avesse a cuore quei documenti. Ma la sua offerta era sempre sincera e la sua generosità andava oltre qualsiasi altra ragione che potesse porsi ad impedimento. 
Avevamo già collaborato in diverse iniziative, amalgamando le sue foto antiche e moderne con i testi che io scrivevo e creando suggestive commistioni editoriali delle quali andavamo fieri.
Un giorno, durante uno dei soliti appuntamenti che amava fissare presso il Bar dei Baroni, da lui considerato a giusta ragione luogo ideale per i nostri incontri letterari - ai quali si presentava peraltro sempre con qualche bottiglia di liquore o qualche barattolo di marmellata che amava produrre in modo artigianale in casa - mi parlò di un ennesimo e coraggioso progetto editoriale che aveva in mente ed al quale teneva moltissimo. Mi disse che avremmo dovuto subito lavorarci sopra per impiantare un piano esecutivo e dare corpo al disegno e che avremmo dovuto essere pronti per la Festa del 22 aprile 1982, alla quale mancavano pochi mesi.
Un progetto ambizioso, atteso soprattutto il breve tempo a nostra disposizione. Ma eravamo molto determinati ed io e lui sapevamo bene che comunque, come altre volte era accaduto in passato, saremmo riusciti ad arrivare alla meta. Con la preziosa collaborazione e con il benestare di Mario Orsini, allora Presidente del Comitato dei Festeggiamenti in onore di Maria SS. dello Splendore, e con il favorevole parere dei componenti il Comitato, Roberto Bianchi, Luigi Poliandri e Nicola Ridolfi,  stendemmo un canovaccio ed un piano d’opera: l’intenzione era quella di stampare una Rivista che raccontasse la Festa, che aprisse un sipario sul passato e sulla tradizione e che fosse, insomma, una guida storica e fotografica dell’avvenimento religioso più importante di Giulianova.  Lo spunto era partito dall’idea di far rivivere, in qualche modo, il periodico “Maria SS. Dello Splendore” che, nel passato, a partire dal 1950,  i P.P. Cappuccini di Giulianova pubblicavano con cadenza mensile.
Per mettere su l’ordito del nostro opuscolo occorrevano, naturalmente, collaboratori per testi, foto e disegni. Dall’archivio di Pierino avremmo potuto attingere a piene mani ed infatti scegliemmo, tra l’altro, per l’occasione, una rara riproduzione di un manifesto originale nel quale si riportava il programma dei festeggiamenti del 1958 che prevedeva, oltre ad altre iniziative, il lunedì 21 la famosa “Corsa di cavalli con fantino” e la sera del martedì 22 la “Tombola di lire mezzo milione”.
Interventi del Vescovo Abele Conigli,  del Sac. Alberto Di Pietro, di Padre Candido Donatelli, di Padre Antonio, del Sindaco Franco Gerardini e del prof. E. Lombardi avrebbero completato le scritture del modesto libello che andavamo a realizzare. La prima di copertina a colori raffigurante l’albero con la Madonna e Bertolino, la quarta di copertina recante una rarissima incisione del 1850, sempre raffigurante il medesimo soggetto, avrebbero racchiuso i testi. Una sola pagina di pubblicità.
Per via del poco tempo a disposizione, lunga e tormentosa fu la fase di assemblaggio dei testi, oneroso seguire le varie tappe della stampa, la correzione delle bozze, l’impaginazione, sebbene si trattasse di una pubblicazione di sole 10 pagine. Nonostante tutto arrivammo a vedere stampato il primo numero di quel periodico - che lunghissima vita e tanta fortuna avrebbe avuto in futuro - qualche giorno prima del 22 aprile con nostra somma soddisfazione.
Ad onor del vero devo dire che fui, all’epoca, cattivo profeta. Basandomi sul ripetuto fallimento di iniziative consimili avevo più volte messo in guardia Pierino pronosticandogli la breve durata che, a mio avviso, avrebbe avuto la nostra proposta editoriale. Nel tempo l’aumento delle spese, la difficoltà a reperire collaboratori (fenomeno opposto a quello che si pone oggi), il non facile lavoro di preparazione e di allestimento, la necessità di istituire una raccolta pubblicitaria per finanziare la stampa, secondo le mie previsioni avrebbero presto posto fine alla vita del periodico.
In realtà le cose sarebbero andate, invece, in modo completamente diverso.
Col passare degli anni la “Rivista” andò crescendo in modo esponenziale. Aumentarono gradatamente il numero delle pagine e quello dei collaboratori, gli argomenti trattati diventarono a poco a poco sempre più importanti,  i contenuti sempre più ricchi di inediti fatti storici, documentati spesso da rare foto e da preziose immagini del passato.  Presto Pierino avvertì l’esigenza di dare lustro alla pubblicazione presentandola in modo “ufficiale” alla vigilia della Festa, nel corso di una serata dedicata, alla quale avrebbero preso parte collaboratori e simpatizzanti, e chiunque avesse voluto essere presente per approfondire temi ed argomenti trattati, in presenza degli autori. Un’altra idea geniale che avrebbe ottenuto nel tempo successo e unanimi consensi. Proprio durante una di queste presentazioni a giusta ragione Sandro Galantini propose di abbandonare il termine “Rivista” - palesemente riduttivo a fronte del sontuoso bagaglio di ricerche storiche di cui era ormai ricco il periodico -  nel più consono termine di “Annuario”.
 I primi timidi passi compiuti dal modesto libello nato nel 1982 sarebbero così diventati, col trascorrere degli anni, passi da gigante.
Attualmente affidato alla supervisione della dott.ssa Cinzia Falini, che svolge la delicata funzione di generale coordinamento della pubblicazione, avocando a sé tutta le diverse fasi dell’organizzazione editoriale, oggi l’Annuario “Madonna dello Splendore” ha compiuto  trentasei anni di vita, durante i quali ha avuto un percorso di continua escalation, tanto da rappresentare un prezioso raccoglitore di memorie storiche di Giulianova e del suo circondario, con approfondite analisi e ricerche su personaggi, fatti, eventi del passato, il tutto rivisitato attraverso attenti studi ricchi di prove documentali e di rare immagini d’epoca.
Pierino Santomo ha vissuto tempo per tempo con orgoglio, ma con altrettanta modestia, le magnifiche sorti e progressive del suo originario progetto editoriale.
Purtroppo, però, il destino non gli avrebbe consentito di vedere crescere e maturare la sua creatura ancora per lungo tempo.
Negli ultimi anni di vita, sempre più costretto a disertare per motivi di salute i nostri incontri redazionali, affetto da malanno che non gli consentiva più di leggere bene, accentuò sempre più la sua innata  riservatezza, allontanandosi a poco a poco da tutti, e mostrando di voler vivere la propria intimità all’interno del suo amato studio, accanto ai cari libri ed al  ricchissimo patrimonio fotografico.
 Per tale palesata esigenza, peraltro connaturata al suo carattere schivo e discreto, io stesso  deliberatamente evitai, alla fine, di intromettermi inopportunamente nel microcosmo della sua desiderata solitudine, lasciandogli tutta la libertà di scegliere e di decidere.
Perché io sapevo che quello era il suo fermo desiderio.
Così, all’improvviso, non ci vedemmo più fino al giorno della sua scomparsa.
Mi resta dentro il ricordo di un amico semplice e buono, sempre cordiale e sorridente, amante dell’arte in ogni sua espressione, una persona di un’umanità sconcertante.
Mi resta dentro un vuoto infinito.