martedì 18 gennaio 2022

PECORUM RITU

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. La celebre espressione del grande maestro Eco proferita durante un incontro con i giornalisti nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media apre infinite possibilità di dialogo e di disputa proprio in virtù della facoltà di intervento di cui ogni “legionario” dei social media oggi può disporre. Certo non tutti gli imbecilli possono essere gratuitamente catalogati tra gli avvinazzati, come di contro non tutti gli avvinazzati possono essere considerati imbecilli, soprattutto se giudicati nei momenti di sobrietà … Insomma, se tutti gli ubriaconi non sono imbecilli e se tutti gli imbecilli non sono ubriaconi è anche vero che un tempo, quando non esistevano i social e quando non era data possibilità di parlare o scrivere a proposito o a sproposito a tutti in modo indiscriminato, tanti problemi non esistevano. Si seguiva una strada comune, quella che in Società veniva tracciata come via da seguire per non correre tanti rischi. Nessuno aveva la possibilità di intervenire pubblicamente e di avere una folta platea di lettori occasionali e non. L’unico modo per intervenire e per contestare sarebbe stato quello di andare in TV o alla radio, ammesso che ce ne fosse stata ragione e ammesso che fosse stato possibile ottenere parola davanti a milioni di ascoltatori. Oggi non è così: anche a personaggi di imbarazzante spessore culturale è consentito intervenire su tutti i temi dello scibile umano, pure in palese mancanza di serie cognizioni di causa. Risultato funesto è la vanagloria di cui godono i terribili influencer, ossia coloro che, ahimè, hanno la possibilità di far valere il proprio prestigio o la propria autorità personale in un certo ambito di cui si ritengono depositari di verità assolute. E il popolo dei social “ ritu pecorum” li segue spesso senza opporre adeguata valutazione critica. Questi pseudo opinionisti che brancolano nel buio, e che utilizzano spesso spaventosi neologismi o, peggio ancora, che strapazzano in modo brutale la lingua italiana e le sue più elementari regole di grammatica e di sintassi, invadono in modo incontrollato il mondo dei social e creano adepti. Non è facile, infatti, per chi legge disciplinare la fonte da cui scaturisce tanto “sapere”. Si finisce allora per credere a tutto ed al contrario di tutto, non potendo disporre di mezzi adatti per poter valutare la preparazione di chi scrive e la sua reale appartenenza ad una categoria professionale che avrebbe legittima facoltà di intervenire scientificamente su un determinato argomento. Logica conseguenza di questo terribile marasma è lo stato di totale confusione che si crea nel popolo dei lettori… Non sempre imbecilli, non sempre avvinazzati, ma certamente anche non sempre bene informati e ben preparati...