Vile, ipocrita, vigliacco, bugiardo, vanitoso, sprezzante delle altrui qualità, sempre al fianco dei potenti per umiliare i miti e gli onesti. Non ha mai perso occasione per evidenziare gli errori degli altri, millantando capacità e virtù che non possiede e che non ha mai posseduto. Per anni ed anni ha vessato i sottoposti atteggiandosi e grande capo, insultando e mortificando tutti soprattutto in presenza di estranei, al fine di far emergere appieno la sua potenza di superiore. Ma superiore era nella pochezza dei sentimenti, nel vuoto dell'animo perfido ed insensibile, nella inesistente umanità. In altri periodo storici sarebbe stato un feroce e crudele Kapo. Sempre pronto all'acredine ed all'accusa, mai disposto all'auto controllo, capace di mentire spudoratamente per salvare se stesso ed accusare gli altri. Uomo senza qualità, senza umanità, senza cuore.
Ma non bisogna giudicare. Il vento gira, le stagioni passano, il tempo è giudice imparziale.
L'unica vera giustizia è quella che accomuna tutti nel momento fatale.
Poi si vedrà.
Recensioni, racconti, notizie, aneddoti,commenti, cronache,critiche, favole...... a cura di Sergio di Diodoro - giornalista free lance -
domenica 29 dicembre 2013
mercoledì 18 dicembre 2013
RECITA D’ADDIO (Storia di un amore impossibile)
Non ci saremmo mai
amati.
Ci conoscemmo per
fatale combinazione un giorno di febbraio
di 35 anni fa. Io ero un
giovincello appena laureato, tu eri una matrona elegante, opulenta, da tutti
desiderata, sognata e vagheggiata. Mi
colpì come un fulmine a ciel sereno la
tua sontuosa fastosità, la ricca e doviziosa corposità del tuo patrimonio, la
sensazione di sicurezza che scaturiva dal pensiero di poter trascorrere una
vita intera protetto dalle tue ali materne.
Tu eri madre di molti
figli, immagine storica per il territorio, fonte inesauribile di conforto e di
tangibile assistenza, porto sicuro per ogni nave sconvolta dalla bufera, seno
caldo ed accogliente per mille bocche da sfamare.
Tu avresti garantito
il mio futuro e quello della famiglia che andavo costruendo. Così ci conoscemmo
meglio e divenni anch’io tuo
devoto figlio.
Ma io e te non ci
saremmo mai amati.
Tu eri elegante,
austera, ma fredda come una piramide di ghiaccio. Non ti “molcea il core” la
musica del mare, la melodia del canto degli uccelli, il poetico librarsi in volo di un gabbiano.
Tu non distinguevi i
colori dell’alba e del tramonto. Non sorridevi del gesto innocente di un
fanciullo, né piangevi vedendo un pettirosso morire.
Io sì.
M’accorsi, nel tempo,
che mai avremmo avuto comune sentire e che mai avremmo riso o pianto insieme
per lo stesso motivo.
Nel mio petto batteva
un cuore, nel tuo il freddo meccanimo di
una calcolatrice.
Non ci saremmo mai
amati.
Forse non avremmo
dovuto neanche incontrarci.
Tu mi avresti sempre
considerato un figlio affettuoso, ma diverso. Per me saresti stata una madre
generosa, ma di adozione.
Io ti parlavo di
greco e di latino e tu mi rispondevi con le partite doppie. Io ti recitavo le
liriche di Prevert e tu mi leggevi i bilanci consolidati. Io le parole, tu i
numeri. Troppo diversi.
Perciò non ci saremmo
amati.
Così nel tempo la
nostra unione è stata di reciproco rispetto, ma innaturale. Adesso al termine
di 35 lunghi anni di convivenza, è giunto il momento fatidico del
distacco. Come avviene alla fine di ogni
storia dovremmo avere rimpianti, rammarichi, nostalgie, rimorsi. Ma chi ce li ha???
Oggi a vederti così, stanca, lacera e
distrutta dal comportamento di alcuni figli degeneri , non più bella e maestosa
come un tempo, provo per te, nonostante tutto, un senso di affetto e tanta
amorevole compassione.
Addio mia vecchia e
cara magnanima benefattrice, fredda ed insensibile matrona, cui regalai gli
anni più belli della mia esistenza terrena , ottenendone in cambio
benefici, ma non riconoscimenti,
assistenza, ma non apprezzamenti, affezione, ma non amore.
Ti lascio scendendo a
stento da una scialuppa di salvataggio e conservando solo il ricordo della
maestosità del bastimento sul quale ero salito tanti anni fa.
Mi auguro, per il
bene di tutti, che tu possa risanarti.
Ma per quella
profonda diversità che ci ha sempre distinto, io non ti ricorderò nei miei
scritti, né mai tu sarai regina del mio poetare.
E tu non inserirmi,
ti prego, nei tuoi glaciali bilanci o in quei micidiali, incolori, lugubri
piani industriali……
Si avveri dunque il
definivo distacco.
Tu mi hai dato sempre
materna e concreta assistenza, io sono stato tuo servitore, rinunciando ai
sogni ed alle apostasie della mia mente.
Ma non ci saremmo mai
potuti amare.
lunedì 16 dicembre 2013
MA CHE MONDO E' QUESTO????
Cronaca vera dall'Italia
Queste le notizie incredibili della giornata odierna: non si registrano nè furti nè rapine nè stupri. Nessuno ha superato i limiti di velocità in autostrada per cui gli Autovelox sono rimasti inattivi.I treni sono arrivati tutti in orario e nessuno di essi è stato soppresso improvvisamente. Non ci sono stati utilizzi fraudolenti di carte di credito, le auto blu sono state usate solo per lavoro.
Queste le notizie incredibili della giornata odierna: non si registrano nè furti nè rapine nè stupri. Nessuno ha superato i limiti di velocità in autostrada per cui gli Autovelox sono rimasti inattivi.I treni sono arrivati tutti in orario e nessuno di essi è stato soppresso improvvisamente. Non ci sono stati utilizzi fraudolenti di carte di credito, le auto blu sono state usate solo per lavoro.
PUNTI DI VISTA
Per consolare un giovane in preda a forte depressione, pur
senza apparenti motivi, un tale, incontratolo per caso durante un viaggio in treno, così lo rincuorava; “ Pensa che non vale la
pena di abbattersi perché ogni minuto che passa è sacro: guarda che spettacolo
gli uccelli che volano nell’azzurro del cielo, guarda che meraviglia di colori
nel sole che tramonta, guarda che straordinario spettacolo la campagna immersa
nel suo silenzio sovrano. Pensa ai riflessi della luna sul mare d’estate, al bianco purissimo di un campo di gigli, al
rosso dei papaveri al giallo delle
ginestre. Pensa ai colori del mondo e descrivimeli.
Io, che pure sono felice, sento che mi riempiono il cuore, anche se li ho solo sempre immaginati, ma non li ho mai visti, perché sono cieco.
Io, che pure sono felice, sento che mi riempiono il cuore, anche se li ho solo sempre immaginati, ma non li ho mai visti, perché sono cieco.
I MIEI SESSANTA
Ora sono sessanta.
Sessanta anni, o sei decenni,
o mesi settecentoventi.
Quanto tempo da quando guardavo il mondo curioso,
in parte emozionato, sicuramente illuso.
Quanto tempo da quando costruivo per diventare,
sognavo per compiacere un’innata aspirazione
a “egregie cose”.
Poi la vita, i suoi modi bruschi,
le sue improvvise verità,
le sue ineludibili sentenze.
Ma non m’importa più di guardare oltre la siepe.
Questo ipocrita silenzio
prelude beffardo agli eventi che verranno.
Ma la sorte guarderò in viso,
con fiero cipiglio,
come un lottatore battuto e disilluso.
E la morte sarà l’ultima beffa.
A FFIJEME
Me pare ire ke iukive
ku lu sekkielle lla la rive
e mò nke ssa vesta roscie
e nke lu trukke e li furcine
i rdeventate già na signurine.
Quante tempe ka passate
da quanne ie te purtave su li spalle
e tu me ti strignive
nke lei vraccette picculine:
ie te diciave ka ire pesante
e tu stive strette a me
pekkè ie ere pe te, llu mumente,
la persone kkiù mpurtante.
Mò li kazzette kulurate ke fiure e paperine
ardeventate kazze velate da signurine
e quanne te li mitte
te ggire dall’addra parte
pekkè nisciune ta da vedè li gamme:
lli gammette ka parave ddu saggiccette
e ke mò kupre ke ggeste e mode
de na femmena mpurtande.
Ma duva sta la puccetta mì
ke li kudine e li vraccette pikkuline
ke me korre nkontre eme kiame
e me piagne desperate su li spalle
o ride kuntende ke l’ukkie brellande.
Mo’ li prubleme tu è addre,
e addre è li mì,
ke quanne isce la sere
aspette svejate fine a kke nn’arvì,
e dapù m’addorme,
ma sempre aggetate,
e sogne na guaiune ke li kudine
ka me dà nu vace,
e me s’addorme vicine.
martedì 12 novembre 2013
naufragio
Come è duro, dopo aver veleggiato in alto mare, nel pieno delle proprie forze fisiche e mentali, immersi nel meraviglioso gioco delle luci e dei colori del sole , o dopo aver accolto nell'animo le sensazioni ineffabili delle albe e del tramonti, dover lasciare la barca per salire su una scialuppa di salvataggio, peraltro straniera.
Come è difficile adesso pensare di navigare in modo diverso, da assistiti, non più da skipper ma da marinai.
Perciò si saranno tuffati in mare??????
Chi resta sul ponte della scialuppa a veleggiare può farlo a testa alta, chi ha preferito il mistero degli abissi non merita rispetto. Chi ha fatto, come sempre, il Ponzio Pilato è atteso da Dante nel girone degli ignavi dove non troverà più cavalier serventi, e soffrirà, perché incapace di essere autonomo.
E' naufragio per colpa di uomini che non valgono nulla.
Nè dio denaro può essere consolatore…...
Come è difficile adesso pensare di navigare in modo diverso, da assistiti, non più da skipper ma da marinai.
Perciò si saranno tuffati in mare??????
Chi resta sul ponte della scialuppa a veleggiare può farlo a testa alta, chi ha preferito il mistero degli abissi non merita rispetto. Chi ha fatto, come sempre, il Ponzio Pilato è atteso da Dante nel girone degli ignavi dove non troverà più cavalier serventi, e soffrirà, perché incapace di essere autonomo.
E' naufragio per colpa di uomini che non valgono nulla.
Nè dio denaro può essere consolatore…...
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