giovedì 24 luglio 2014

CARA IGNOTA MADRE LINGUA




Un caro amico d'infanzia e di adolescenza - della cui preparazione culturale ho grande stima - ha molto apprezzato il mio intervento che denigra i falsi laureati. E con estrema puntualità ravvisa nel malcostume imperversante nelle scuole la causa prima di tanta tangibile ignoranza. Sono d'accordo con lui.
Il lassismo che imperversa da ormai troppi anni nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, non escluse le Università ,  si traduce non solo in una ormai nota  ed inarrestabile mancanza di rispetto nei confronti del corpo insegnante, offeso e vilipeso, ma anche in una smisurata proliferazione di ignoranza, a tutti i livelli. Difficile trovare studenti modello, difficile credere che possano venir fuori dalle libertine aule dei Licei martiri delle “sudate carte” destinati a fulgide carriere professionali. Poca preparazione, pressapochismo, superficialità, voglia di ottenere il massimo risultato senza pagare il prezzo dell’impegno, tutto concorre a creare una classe di diplomati e laureati che, quand’anche in possesso di brillanti  o almeno normali intelligenze, nulla o poco raccolgono, a livello di preparazione culturale,  da una carriera studentesca che, tranne rarissime eccezioni, è vissuta sempre in modo assai mediocre. Perché? Prima di tutto perché è consentito ottenere risultati senza che sia chiesta in cambio una preparazione appena sufficiente. In secondo luogo perché non esiste più la figura del docente dotato di carisma dalle cui labbra sgorghino parole di insegnamento alla vita. I nuovi saccenti siedono sui banchi nella convinzione di avere di fronte un loro stesso collega, più anziano, cui non lesinare improperi, atteggiamenti di ribellione e di sfida, palesi rifiuti, aperte provocazioni.
Che dire dei dialoghi? Parole   infarcite di scurrilità, bestemmie, risate sonore e sguaiate, insulti reciproci, trivialità. Tutto con gli auricolari infilati nel padiglione auricolare e con il pollice in fermento sulle tastiere dei cellulari. Visto uno visti tutti.
Stendo un pietoso velo sull’abbigliamento , ostentatamente lacero, costosamente lacero. Ma il vero disarmante momento di costernazione arriva quando ti accorgi che la lingua italiana, la cara madrelingua, comune genitrice di ognuno, è completamente sconosciuta, ignorata, vilipesa. Di tutto e di più se li senti coniugare , concordare, declinare. Un baratro enorme avvolge la vacuità di quei brevi discorsi, e il cuore si angoscia. Ove sei Madre Lingua che nessuno dei tuoi figli più riconosce come tale? Stride il condizionale trascinato come ferro sull’asfalto da un “se” pericolosamente e coraggiosamente introdotto in apertura, senza remore e senza timori, ma con tanta incosciente audacia.
Un’ignoranza fastidiosa, che si compiace di se stessa, incurante di ferire in modo non lieve le orecchie degli astanti.
Un prezzo che poi si paga. Ecco perché non c’è meraviglia se  deputati, senatori, onorevoli non rispondono in modo giusto quando viene chiesto loro il participio passato di un verbo anomalo. E’ la normalità. E’ il risultato finale di carriere scolastiche allegre e  disoneste, culminate nondimeno per loro nel raggiungimento di obiettivi concreti ed importanti. Un’immagine pubblica che incute soggezione a fronte di un vuoto culturale infinito. Almeno per quello che attiene la lingua italiana.
La cara, nostra, ignota Madre Lingua…..

giovedì 17 luglio 2014

FALSI AMICI


  Puoi perdonare chi ti ferisce, ed è certo un atto bello e doveroso.. Ma la ferita rimane. Prima aperta e sanguinante, poi raggrumata, poi cicatrizzata. Resta la cicatrice, forse per sempre. Poi se anche la cicatrice dovesse scomparire, resta la memoria, il ricordo del ferimento subito. Non si dimentica un torto specie se ti arriva da chi consideri amico, e amico non è . E ti dispiace, ti resta dentro il dolore, per sempre.
Non è la ferita sul corpo il problema. È la ferita del cuore che non rimargina mai......

DUE PESI E DUE MISURE


A corollario della triste storia della raccolta delle pesche e del loro infelice piazzamento sul mercato, a causa della concorrenza di analogo, più economico,  ma meno pregiato prodotto straniero, giunge dagli amici romagnoli una nuova chicca, anch'essa abbastanza sconvolgente. I prodotti italiani sono sottoposti a rigidi controlli per accertare che non abbiano subito trattamenti nocivi per la salute dei consumatori , quelli provenienti dall'estero non avrebbero obbligo di controllo. I succhi di frutta, ad esempio,  arrivano già confezionati, pronti per l'uso. Da noi corre l'obbligo (giustissimo) di mille accertamenti preventivi prima della lavorazione industriale.
Quindi rispettiamo le regole in casa e trasgrediamo fuori.
E la crisi???????

domenica 13 luglio 2014

RACCONTALA AD UN ALTRO.....





Quanto sarebbe bello se coloro che non hanno nulla da dire non dicessero nulla, se coloro che non hanno nulla da scrivere non scrivessero nulla, se coloro che non hanno nulla da raccontare non raccontassero nulla e se chi è destinato, suo malgrado, a non diventare qualcuno, avesse il buon senso e l'umiltà di stare al suo posto, evitando di millantare qualità che non possiede.....
Oggi i mezzi di comunicazione e di diffusione capillare consentono di viaggiare sulla cresta dell'onda e di apparire, volendo,  quello che non si è .
 Un mio ex compagno di scuola, di cui conobbi la difficoltosa, ove non disastrosa, carriera studentesca, racconta oggi pubblicamente quanto simpaticamente di aver conseguito lusinghieri successi al Liceo ed all'Universita' alla quale fu in realtà solo iscritto per un solo anno, peraltro con esiti risibili.
Ma tanta è la potenza dei social-network che, raccontando le favole, ci si può costruire una carriera su misura, finta, ma tale da apparire vera a chi legge in modo inconsapevole. 
Il problema dei millantatori, che alla fine comunque fanno davvero poco danno, è che poi le balle che mettono in giro arrivano a tutti, ma proprio a tutti.
Anche a coloro che all'epoca "c'erano" e che quindi "sanno".......

domenica 6 luglio 2014

ESTEROFILIA AGRICOLA

Durante una breve vacanza nella solatia Romagna, ospite di esperti produttori vinicoli e coltivatori di antica sapienza, scopro che quest'anno la copiosa produzione di pesche (e che pesche!) subisce rallentamenti nella vendita diretta alle Cooperative del luogo perché in concorrenza con analogo prodotto di importazione , di qualità decisamente inferiore, ma di presa sul mercato perché più economico.
In buona sostanza l'allucinante messaggio che emerge conferma che quintali di ottimo prodotto italiano finiscono al macero per lasciare spazio a pessimi (sic) prodotti stranieri che, peraltro, per essere importati in Italia richiedono spese di spedizione, inquinamento ambientale ( quanti aerei viaggiano per i trasporti?) e quanto altro occorra per farli arrivare in loco.
Chissà quanti altri simili casi ricorrono in altri settori.
Allora ci serviamo degli altri e rigettiamo il buono che c'è in casa.
Ma come si esce dalla crisi??