domenica 9 febbraio 2014

IL REALE DOLORE DI LEOPARDI


Giacomo Leopardi aveva una visione dell'esistenza che agli studenti e' stata sempre rappresentata con il termine piuttosto semplicistico di "pessimismo". Sicuramente per via di quella visione del mondo e degli eventi che egli descriveva senza l'illuminazione della fede la quale sola avrebbe potuto lenire gran parte delle sue angustie giovanili. O forse le sue ansie ed il suo fastidio di vivere avevano natura assai più profonda e nessuno avrebbe potuto aiutarlo a guardarli sotto una luce diversa. Neanche la madre, Adelaide degli Antici, a lui sempre vicina, e che pure la storia racconta come donna bigotta e frequentatrice assidua di Chiese e di funzioni religiose. Perché Giacomino non subì l'influenza della mamma e non imparò a credere? Perché pur vivendo in un ambiente familiare nel quale c'erano cura e rispetto per le pratiche dello spirito egli segui' il suo istinto a deificare il  " Nulla eterno"?
Sicuramente, durante la sua travagliata esistenza, colse e vaglio' la possibilità che l'"arcano" potesse avere una valenza guida nelle vicende umane. Ma l'ebbe sempre come nemica quella sensazione di misteriosa incombenza trascendentale (" se dio v'e' è dio del male......"), guardando alle sorti del mondo come ad un progressivo procedere verso un vuoto cosmico. Come affrontare una simile condanna per l'umanità intera? Con la "fratellanza universale", una specie di comunione fra le genti volta al riscatto verso l'indifferente ostilità della Natura, genitrice maligna che dispensa solo dolori e disillusioni ai suoi figli (" O Natura Natura perché non rendi poi quel che prometti allor, perché di tanto inganni i figli tuoi? ").
Non fu dunque visione "pessimistica" dell'esistenza, ma profondo convincimento cui non giovo'  neppure l'essere vissuto in un ambiente familiare aperto alle sollecitazioni ed alle frequentazioni del cattolicesimo di cui la madre soprattutto era convinta sostenitrice. Lui non credette. Ma qualche sussulto interiore l'ebbe. Quando camminava per i grandi saloni del suo "paterno ostello"  era sempre attento a non calpestare i punti in cui le mattonelle del pavimento, intersecandosi, formavano delle croci. 
Forse dopo un un intimo e travagliato percorso di valutazione arrivò a guardare il mondo con freddo realismo.
Non con pessimismo.....