sabato 10 febbraio 2018

POLITICA E MORALITÀ

 La politica ed il denaro sono i due grandi bubboni che travagliano l'umanità intera. La politica è considerata, da coloro che hanno piacere a praticarla, una sorta di subdola arte che ricerca manovre segrete e spesso illegali le quali sublimano quasi sempre in intrighi, rapporti equivoci e disonesti. Il compromesso è lo strumento più usato per mettere in moto ogni tipo di azione e per dare il via ad una progressiva intensificazione del danno che viene arrecato senza pregiudizi di ordine morale. Proprio la morale, anzi, è considerata del tutto inopportuna in ogni manovra che tenda al raggiungimento di un fine, spacciato per bene comune, ma sempre, o quasi sempre, confacente alle necessità ed ai tornaconti personali. Non importa la natura ideologica del politicante. Ciascuno, a qualsiasi corrente di pensiero appartenga, finisce prima o poi per adeguarsi al meccanismo del sistema e diventa ingranaggio di una macchina micidiale che ripudia gli obiettori e che accoglie i proseliti. Nessuno spazio, alla distanza, per chi voglia operare in stretta connessione con principi di onestà e di correttezza. La storia insegna che i "rivoluzionari moralmente ineccepibili"" vengono messi da parte perché ritenuti estremamente pericolosi per il prosieguo di un cammino che prevede poche concessioni al bene comune, e tante concessioni al bene individuale dei "regnanti" . Nei sistemi dittatoriali questa componente risalta in modo macroscopico, in quanto riferita ad un personaggio unico, responsabile ben individuato di ogni decisione e di ogni scelta, quantunque iniqua. Nei sistemi aperti, cosiddetti "democratici", il male operare risulta invece camuffato da una ragnatela fittissima di accuse reciproche, di sotterfugi, di scarico di colpe e di responsabilità. Nel coacervo di mala gestione che ne consegue diventa lecita ogni accusa, finanche quando essa appare del tutto infondata, ma validata solo dal desiderio di mettere in cattiva luce l'avversario politico. In buona sostanza che opera bene è accusabile quanto chi opera male. La cosiddetta "opposizione", infatti, si arroga il diritto di poter e di dover contestare ogni decisione della maggioranza governativa solo perché essa rappresenta, in quel momento, il nemico politico da ostacolare e da mettere in cattiva luce agli occhi dell'elettorato. Non diversamente chi è al Governo reputa opportuno infangare l'opposizione in ogni momento ed in ogni circostanza, finanche quando essa dovesse proporre idee o soluzioni valide ed efficaci. In nome della "politica" si sacrifica quello che potrebbe risultare bene comune e si rigettano, ripudiandole, anche proposte giuste che, se accolte, potrebbero invece portare benefici alla comunità ed al tessuto sociale. 
Questa situazione generale scredita evidentemente la figura di coloro che approdano dopo estenuanti campagne elettorali agli ambiti scanni governativi, intendendo per tali tutti i seggi occupati a livello  centrale nonché quelli relativi alla gestione di unità periferiche e di amministrazioni decentrate e locali. E questo spiega perché illuminati pensatori e celebri professionisti di ogni ordine e grado in linea di massima non desiderano proporre il loro nome esponendosi in prima persona e gettandosi in una  mischia all'interno della quale, evidentemente, sarebbero fagocitati dal qualunquismo morale imperante. Così si lasciano ampio spazio e terreno fertile a chi desidera dar mostra di sé, evidentemente in preda al desiderio di comparire e di compensare la propria vuotezza culturale e, ahimè, spesso anche la propria deficitaria intelligenza. Si tratta quasi sempre di gente millantatrice, capace di apparire per ciò che non è e di tenere bene un ruolo spesso invidiato dagli altri, di grande risonanza mediatica, di grande ritorno, imposto e favorito dai social e dai mezzi di comunicazione di massa. Così gli eletti dal popolo godono di glorie immeritate, oltre che di inenarrabili vantaggi di ordine economico tanto da risultare cittadini privilegiati e di assoluto rispetto, pur non avendone, assai spesso, alcuna vera ragione di merito. In buona sostanza viene premiato il coraggio. Il coraggio di essersi esposti in prima persona al gioco massacrante delle lotterie elettorali. Di averci "messo la faccia" . Cosa che molti altri non hanno voluto fare per evidenti ragioni di amor proprio e di rifiuto di ogni forma di compromesso e di adeguamento a logiche di partito, inibitrici della più libera espressione del pensiero individuale.