giovedì 30 dicembre 2010

QUEL MANOSCRITTO MISTERIOSO



Il mio amico ricercatore prosegue la sua indagine su un manoscritto rinvenuto nel solaio di una vecchia casa di campagna. Elementi coincidenti sembrerebbero confermare la datazione del reperto e la suggestiva identificazione del misterioso personaggio, così come lo stesso ricercatore azzarda nella sua ipotesi.
Naturalmente accolgo con gran piacere, a beneficio di tutti i lettori, il materiale ancora grezzo che dovrà  essere sottoposto ad ulteriori analisi. Nel frattempo, tuttavia, traspare la possibilità che da queste strane righe si possa ricostruire qualche aneddoto storico assolutamente inedito.
C’è da dire in verità che dei Mille  faceva parte anche Menotti, figlio del generale, nato nel 1840 e che  quindi, all’epoca dei fatti, avrebbe potuto essere  adolescente o già giovinetto (ricordo che la presunta datazione degli avvenimenti è, per ora, collocata tra il 1830 ed il 1870).
Se qualche lettore ha da aggiungere lo faccia pure, sempre per il bene della fedeltà alla storia .


Caro Sergio,
Ti ringrazio per l'aiuto che i nostri amici del blog mi hanno offerto per decifrare il manoscritto. E' d'uopo che io ti faccia pubblicamente i miei ringraziamenti. Spero di farti cosa gradita aggiungendo quello che con l'ausilio della scienza chimica sono riuscito a carpire dal consunto quaderno. Non sono ancora in grado di trascrivere il contenuto parola per parola, perché i processi chimici stanno ancora agendo sul vecchio inchiostro. Pare pero' emergere che la penna scrivente sarebbe quella di un certo "Funzine de Battaje". I fatti narrati dovrebbero essere coincidenti con il periodo della caduta della fortezza di Civitella. Ancora non posso dirti nulla sulla trama di questi fugaci commenti, anche perché alcuni  particolari non coincidono con la realtà storica accettata dei fatti. Si fa riferimento ad un certo "Giuseppo lo Ribalto" e talvolta ad un "Garibalto" che potrebbe essere un soprannome vista la popolarità dell'eroe dei due mondi a quei tempi. L'unico pezzo che posso riportare sperando nell'aiuto dei lettori e' il seguente:

"Garibalto me dicette secretando lo penziere all'atri, Cuesti Barboni fors'e mije de llu delinquente de Conte summont'alu Piemond
E ije ce crate pecc'a dormute sul lu letta mi' e magnate lu cace mi e va scupenne che fannamura' tutte li fammene cullu' barbone de demonje"

E' chiaro, Sergio, che io non posso credere che Giuseppe Garibaldi si aggirasse nella campagna teramana facendo innamorare le contadine, parlando male di Cavour e inneggiando alla restaurazione del Regno Borbonico. Qualche lettore con basi di storiografia più solide delle mie e' in grado di aiutarmi?
Se non altro aiutami tu pubblicando sul blog.

Ciao e grazie.

lunedì 13 dicembre 2010

IN UN VECCHIO CASSETTO….

Un amico lettore del blog,  rovistando tra le vecchie carte del defunto nonno, in un vecchio solaio di una casa di campagna, nei pressi di Campli, ha rinvenuto un antico manoscritto, estremamente originale  non solo per il contenuto polemico, ma soprattutto perché scritto in modo spontaneo ed estemporaneo, con grande massacro della lingua madre, bistrattata nella grammatica e nella grafia. Un documento, tuttavia, dal quale traspaiono alcuni riferimenti  che potrebbero costituire base di ulteriori ricerche storiografiche sul territorio:

Caro Sergio,
 Come ti ho anticipato, necessito di allegerirmi di un peso gravoso che mi opprime. Tu sai, infatti, come ti ho più volte ricordato, che io ho ritrovato un antico manoscritto rovistando tra le carte del mio defunto nonno nella casa di campagna di famiglia vicino Campli. Subito penserai al classico artificio letterario del manoscritto: questo non lo e'. Te ne trascrivo un piccolo pezzo che' tu possa giudicare da solo. Ti preciso solo che non ho idea di chi, quando e perché abbia scritto queste parole di fuoco, tanto più che la narrazione risulta sconnessa. Dalla qualità della carta, dall'analisi del suo deperimento, e con l'ausilio di un amico più esperto di me in queste cose, sono riuscito a risalire ad una datazione approssimativa tra il 1830 ed il 1870.
 L'autore, forse un parente, si esprime come un uomo non colto ma ingegnoso, addentro alle cose politiche del tempo, tendente alla speculazione filosofica, ma ti ripeto giudica tu ed i lettori del tuo seguitissimo blog affinché qualcuno possa aiutarmi a svelare questo mistero. Ecco dunque la sostanza....

 "cuando so' parlato co lo superiore di civitello, Subbito sono capit cullu' era uno crande delincuente. Riteva colli occhi allu puverome Che ci stava annunzi. E che cchiu' lo unculava cchiu' lo povero faceva sci sci cola coccia. Reteva reteva lo cummanante sotto lo baffo e intanto io lo squatrafo e lo conoscevo una mmerda. Uno crante girare di puttanizie intorno di lui. Lo grante superiore di civitello riteva sotto li baffi che non cia' a le puttanizie telo poveromo onesto e timorato diiddio cola d grossa"....

 Qui, caro Sergio, non riesco più a decifrare, solo si legge una breve nota che mi ha stupito per la crudezza ed il pessimismo che infonde.

 "cuasi che vollio penzare tando lo sali nela potenza, tando puttaniere e delincuente addivieni c cche la pottenza ti rote lo cervellatt e pinzi sembri a scopare a telinquentare li aldri che pure ladri sono"

Firma illeggibile.

 Chi poteva essere questo personaggio di Civitello (Civitella?) che abusava del suo potere in maniera tanto sfacciata quanto bassa? Ti prego aiutami. Intanto spero di poter recuperare altre parti dal rovinato manoscritto.


lunedì 6 dicembre 2010

PUR DI APPARIRE…….


Quando vengono conferiti incarichi nelle pubbliche Amministrazioni e quando si affida un Assessorato a qualcuno, lo si fa perché si ritiene quel soggetto in grado di poter espletare al meglio la missione che gli viene  affidata. Perché ciò avvenga è però necessario che il soggetto stesso sia in possesso di capacità specifiche nel settore in cui va ad operare. Per tale ragione l’Assessorato allo Sport sarebbe ben conferito ad un ex campione del passato, o a qualcuno che ha sempre avuto le mani in pasta in gare, tornei, campionati di qualche disciplina sportiva. Non diversamente l’Assessore al Turismo dovrebbe essere un tecnico addetto ai lavori, magari il titolare di un’accreditata Agenzia di Viaggi, o una persona che per mille motivi abbia molto viaggiato, e conosciuto il mondo, e che sia in grado di comprendere le potenzialità turistiche di un territorio e di farle fruttare ed emergere, fino a renderle produttive per l’intera comunità. L’Assessore alla cultura sarà una persona dotta, acculturata, capace di esprimersi bene in lingua italiana, senza commettere errori di grammatica o di sintassi. Un soggetto che possa vantare un curriculum professionale di tutto rispetto e che quindi sappia indirizzare al meglio il mondo studentesco, intervenendo nelle strutture e finalizzandole al raggiungimento di importanti obiettivi socio-culturali. L’Assessore al Bilancio dovrebbe saperne di Economia, tanto da essere molto esperto in fatti fiscali, capace di redigere impeccabilmente il Bilancio dell’Ente, di intervenire in modo corretto e puntuale in tutte le problematiche burocratiche. Dovrebbe saperne di normative  e di tributi, sapersi muovere agevolmente nella giungla contributiva e rappresentare un punto di riferimento per tutta la cittadinanza.
Tutti coloro che operano nel sociale e che amministrano una comunità dovrebbero essere esperti nel settore in cui vanno ad operare.
Non sempre, però, questo avviene.
Forse perché chi ha veramente competenze da vendere non vuole metterle al servizio degli altri? O perché non ama la bagarre politica?  O perché, sapendone troppo, può mettere in ombra qualcuno? Chissà. Certo che se, avendo i requisiti necessari, non ci si propone al giudizio degli elettori, non ci si può poi lamentare se gli Assessori allo Sport non sanno nulla di discipline sportive, se gli Assessori alla Cultura ignorano la lingua e la letteratura italiana, se gli assessori al Bilancio si perdono in un calcolo banale, se l’Assessore al Turismo non ha mai preso un aereo, se, insomma,  chi guida una comunità lo fa senza averne i mezzi, la possibilità, la capacità, l’attitudine, la conoscenza necessarie.
Lo fa avendo solo la volontà di apparire e di raccogliere notorietà senza seminare nulla.
Che è troppo poco.

giovedì 2 dicembre 2010

BELLI RICCHI E FAMOSI - IL CONTRATTO DELLA VITA


Alcuni individui durante la loro permanenza sul pianeta Terra hanno la ventura di trovare coincidenze, situazioni, casualità, doni della sorte, casi particolari, combinazioni, fatalità, per cui riescono a vedere lievitare il loro indiscusso talento in progressione aritmetica fino al  raggiungimento di ambiziosi obiettivi, spesso inarrivabili per altri. 
Chi determina a priori gli eventi che accompagneranno la vita di ciascuno? 
Mentre in un angolo del mondo un tennista famoso, ricco, bello, vince l’ennesimo torneo multimiliardario, in un’altra parte del mondo, alla stessa ora, una madre che nessuno conosce, poverissima, abbruttita dalle vicende della vita, perde l’unico figlio perché malato e denutrito.
Chi guida il fato?
Ci deve essere, sotto, un contratto. Prima della nascita vengono presentate al candidato prescelto per la “prova della vita” alcune potenziali evenienze  inversamente proporzionali alla possibilità di espiazione. Meglio si va  a vivere e meno si ottiene, in termini di punteggio, per la vita successiva. Più si accettano situazioni di sofferenza più si guadagnano crediti di felicità. Una sorta di meccanismo predefinito che una volta avviato non è più modificabile.
Sarebbe difficile, diversamente, spiegare perché tante diversità. Einstein si rifiutava di credere che Dio giocasse a dadi con il mondo. Se tutto dipendesse dal “caso” saremmo fuscelli in balìa di un fortunale, affidati alle bizze del vento, impossibilitati ad intervenire. Ma se così fosse sarebbe negabile l’immanenza di una guida superiore , almeno che essa non sia identificata con il “caso” stesso. Se invece si è propensi a legittimare la presenza di una volontà suprema ci si torna a chiedere perché tanta diversità di trattamento.
Ecco perché la teoria esposta in apertura acquista un suo fascino. Se sei derelitto, povero, brutto ed ignoto sei avvantaggiato rispetto a chi è bello, ricco e famoso. Non durante la vita, ma dopo. Sia che tu viva un’altra vita terrena sia che tu possa usufruire di una nuova esistenza, diversa da quella terrena. In entrambi i casi hai accumulato crediti che ti consentiranno di stipulare un “contratto” migliore di quello di prima.
Immagino che prima di venire al mondo mi sia stato chiesto dettagliatamente di accettare o di rifiutare alcune cose. Il tennista bello ricco e famoso ha accettato di essere tale a scapito di ciò che potrà avere in una vita futura. Io avrò rifiutato quei benefici per vivere nell’anonimato, ma ho le carte in regola per poter vivere la mia prossima vita in condizioni di assoluto privilegio e sarò o bello o ricco o famoso e, nella migliore ipotesi, bello ricco e famoso.
Il momento del reset è quello della morte. Poi si ricomincia daccapo, sulla base di un nuovo contratto.
Deve essere sicuramente così.
Forse.