Anteprima:
Domenica 14 dicembre 2014, presso la Sala Buozzi, a Giulianova Alta, presentazione del romanzo autobiografico "Abitavamo in via Quarnaro", di Sergio di Diodoro.
Recensioni, racconti, notizie, aneddoti,commenti, cronache,critiche, favole...... a cura di Sergio di Diodoro - giornalista free lance -
giovedì 30 ottobre 2014
giovedì 9 ottobre 2014
ABITAVAMO IN VIA QUARNARO
Avverto che nel mese di dicembre sarà nelle librerie il mio romanzo autobiografico "ABITAVAMO IN VIA QUARNARO", storia di coloro che vissero la propria infanzia e la propria adolescenza negli anni '50 e '60 a Giulianova .
La presentazione del libro avverrà verosimilmente intorno alla seconda decade del mese.
lunedì 29 settembre 2014
A mia moglie per il 36' di matrimonio
Non abbiamo ancora navigato
Il nostro mare più bello,
non abbiamo ancora conosciuto
tutti i porti della vita.
Non abbiamo ancora vissuto
I nostri giorni più belli.
Non abbiamo ancora finito
di sognare.
E le parole più belle che ho da dirti
non te le ho dette ancora,
perché nulla di noi appartenga al passato
e l'incantesimo della nostra storia
sia sempre e solo nel futuro
che vivremo insieme.
Il nostro mare più bello,
non abbiamo ancora conosciuto
tutti i porti della vita.
Non abbiamo ancora vissuto
I nostri giorni più belli.
Non abbiamo ancora finito
di sognare.
E le parole più belle che ho da dirti
non te le ho dette ancora,
perché nulla di noi appartenga al passato
e l'incantesimo della nostra storia
sia sempre e solo nel futuro
che vivremo insieme.
martedì 19 agosto 2014
TUTTI LAUREATI
Leggo di gente che millanta sul proprio profilo facebook titoli
di studio che non ha mai conseguito. Troppo facile, e troppo ingiusto nei
confronti di chi ha veramente sudato e speso gli anni più belli della sua vita
per conseguire (veramente) una laurea. È troppo facile scrivere sul profilo
" ha studiato presso Università di ...."quando a stento si sono
concluse le Scuole Superiori, e spesso neanche quelle. È facile e ridicolo nei
confronti di chi sa. Ma costruirsi un'immagine a proprio piacimento, quantunque
falsa, deve essere una cosa che riempie di gioia, perché consente, in pochi
secondi, di equipararsi a chi ha studiato una vita per poter scrivere, a giusta
ragione, le stesse cose di se stesso. A questo punto i titoli di studio
dichiarati sui profili sono spesso inattendibili. Ma come si fa? Bisognerebbe
chiedere la presentazione dei certificati originali di laurea. Oppure sperare
nella correttezza dei millantatori. Due cose impossibili.
Sempre in tema un mio amico, che non ha frequentato
l’Università, sigla alcuni documenti di lavoro apponendo davanti al suo nome il
titolo “dott.”
Incuriosito gli ho chiesto lumi ed ho scoperto che è possibile
conseguire il Diploma di Laurea, a qualsiasi età, senza dover abbandonare la
propria attività lavorativa, senza alcun obbligo di frequenza, e in alcuni
casi, senza dover sostenere alcun esame, secondo un percorso accademico
personalizzato. Si tratta, in buona sostanza, di un percorso formativo
individualizzato con riconoscimento di crediti universitari per l´esperienza
professionale acquisita sul lavoro.
In particolare Ragionieri, Geometri, Bancari, Impiegati pubblici
e privati, Periti, Assicuratori, Promotori finanziari, Agenti, Consulenti,
Giornalisti, Quadri, Dirigenti, Professionisti, imprenditori, ecc. che lo
desiderano possono conseguire un titolo universitario on-line, riducendo (ma
anche azzerando) i tempi di studio.
A lui è bastato un semestre.
Quindi frequentare l’Università può essere inutile. Chi lo ha
fatto ha speso del denaro e del tempo che poteva risparmiare, tanto si arriva
allo stesso risultato per altra via, più agevole, più rapida, meno faticosa e
ugualmente gratificante, e per di più a costo zero.
Sulla preparazione professionale di questi pseudo-laureati – per
l’esperienza acquisita durante gli anni di lavoro- nulla da dire.
Ma la Laurea, quella vera, è un’altra cosa.
giovedì 24 luglio 2014
CARA IGNOTA MADRE LINGUA
Un caro amico d'infanzia e di adolescenza - della cui preparazione culturale ho grande stima - ha molto apprezzato il mio intervento che denigra i falsi laureati. E con estrema puntualità ravvisa nel malcostume imperversante nelle scuole la causa prima di tanta tangibile ignoranza. Sono d'accordo con lui.
Il lassismo che imperversa da ormai troppi anni nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, non escluse le Università , si traduce non solo in una ormai nota ed inarrestabile mancanza di rispetto nei confronti del corpo insegnante, offeso e vilipeso, ma anche in una smisurata proliferazione di ignoranza, a tutti i livelli. Difficile trovare studenti modello, difficile credere che possano venir fuori dalle libertine aule dei Licei martiri delle “sudate carte” destinati a fulgide carriere professionali. Poca preparazione, pressapochismo, superficialità, voglia di ottenere il massimo risultato senza pagare il prezzo dell’impegno, tutto concorre a creare una classe di diplomati e laureati che, quand’anche in possesso di brillanti o almeno normali intelligenze, nulla o poco raccolgono, a livello di preparazione culturale, da una carriera studentesca che, tranne rarissime eccezioni, è vissuta sempre in modo assai mediocre. Perché? Prima di tutto perché è consentito ottenere risultati senza che sia chiesta in cambio una preparazione appena sufficiente. In secondo luogo perché non esiste più la figura del docente dotato di carisma dalle cui labbra sgorghino parole di insegnamento alla vita. I nuovi saccenti siedono sui banchi nella convinzione di avere di fronte un loro stesso collega, più anziano, cui non lesinare improperi, atteggiamenti di ribellione e di sfida, palesi rifiuti, aperte provocazioni.
Che dire dei dialoghi? Parole infarcite di scurrilità, bestemmie, risate sonore e sguaiate, insulti reciproci, trivialità. Tutto con gli auricolari infilati nel padiglione auricolare e con il pollice in fermento sulle tastiere dei cellulari. Visto uno visti tutti.
Stendo un pietoso velo sull’abbigliamento , ostentatamente lacero, costosamente lacero. Ma il vero disarmante momento di costernazione arriva quando ti accorgi che la lingua italiana, la cara madrelingua, comune genitrice di ognuno, è completamente sconosciuta, ignorata, vilipesa. Di tutto e di più se li senti coniugare , concordare, declinare. Un baratro enorme avvolge la vacuità di quei brevi discorsi, e il cuore si angoscia. Ove sei Madre Lingua che nessuno dei tuoi figli più riconosce come tale? Stride il condizionale trascinato come ferro sull’asfalto da un “se” pericolosamente e coraggiosamente introdotto in apertura, senza remore e senza timori, ma con tanta incosciente audacia.
Un’ignoranza fastidiosa, che si compiace di se stessa, incurante di ferire in modo non lieve le orecchie degli astanti.
Un prezzo che poi si paga. Ecco perché non c’è meraviglia se deputati, senatori, onorevoli non rispondono in modo giusto quando viene chiesto loro il participio passato di un verbo anomalo. E’ la normalità. E’ il risultato finale di carriere scolastiche allegre e disoneste, culminate nondimeno per loro nel raggiungimento di obiettivi concreti ed importanti. Un’immagine pubblica che incute soggezione a fronte di un vuoto culturale infinito. Almeno per quello che attiene la lingua italiana.
La cara, nostra, ignota Madre Lingua…..
giovedì 17 luglio 2014
FALSI AMICI
Puoi perdonare chi ti ferisce, ed è certo un atto bello e doveroso.. Ma la ferita rimane. Prima aperta e sanguinante, poi raggrumata, poi cicatrizzata. Resta la cicatrice, forse per sempre. Poi se anche la cicatrice dovesse scomparire, resta la memoria, il ricordo del ferimento subito. Non si dimentica un torto specie se ti arriva da chi consideri amico, e amico non è . E ti dispiace, ti resta dentro il dolore, per sempre.
Non è la ferita sul corpo il problema. È la ferita del cuore che non rimargina mai......
DUE PESI E DUE MISURE
A corollario della triste storia della raccolta delle pesche e del loro infelice piazzamento sul mercato, a causa della concorrenza di analogo, più economico, ma meno pregiato prodotto straniero, giunge dagli amici romagnoli una nuova chicca, anch'essa abbastanza sconvolgente. I prodotti italiani sono sottoposti a rigidi controlli per accertare che non abbiano subito trattamenti nocivi per la salute dei consumatori , quelli provenienti dall'estero non avrebbero obbligo di controllo. I succhi di frutta, ad esempio, arrivano già confezionati, pronti per l'uso. Da noi corre l'obbligo (giustissimo) di mille accertamenti preventivi prima della lavorazione industriale.
Quindi rispettiamo le regole in casa e trasgrediamo fuori.
E la crisi???????
domenica 13 luglio 2014
RACCONTALA AD UN ALTRO.....
Quanto sarebbe bello se coloro che non hanno nulla da dire non dicessero nulla, se coloro che non hanno nulla da scrivere non scrivessero nulla, se coloro che non hanno nulla da raccontare non raccontassero nulla e se chi è destinato, suo malgrado, a non diventare qualcuno, avesse il buon senso e l'umiltà di stare al suo posto, evitando di millantare qualità che non possiede.....
Oggi i mezzi di comunicazione e di diffusione capillare consentono di viaggiare sulla cresta dell'onda e di apparire, volendo, quello che non si è .
Un mio ex compagno di scuola, di cui conobbi la difficoltosa, ove non disastrosa, carriera studentesca, racconta oggi pubblicamente quanto simpaticamente di aver conseguito lusinghieri successi al Liceo ed all'Universita' alla quale fu in realtà solo iscritto per un solo anno, peraltro con esiti risibili.
Ma tanta è la potenza dei social-network che, raccontando le favole, ci si può costruire una carriera su misura, finta, ma tale da apparire vera a chi legge in modo inconsapevole.
Il problema dei millantatori, che alla fine comunque fanno davvero poco danno, è che poi le balle che mettono in giro arrivano a tutti, ma proprio a tutti.
Anche a coloro che all'epoca "c'erano" e che quindi "sanno".......
domenica 6 luglio 2014
ESTEROFILIA AGRICOLA
Durante una breve vacanza nella solatia Romagna, ospite di esperti produttori vinicoli e coltivatori di antica sapienza, scopro che quest'anno la copiosa produzione di pesche (e che pesche!) subisce rallentamenti nella vendita diretta alle Cooperative del luogo perché in concorrenza con analogo prodotto di importazione , di qualità decisamente inferiore, ma di presa sul mercato perché più economico.
In buona sostanza l'allucinante messaggio che emerge conferma che quintali di ottimo prodotto italiano finiscono al macero per lasciare spazio a pessimi (sic) prodotti stranieri che, peraltro, per essere importati in Italia richiedono spese di spedizione, inquinamento ambientale ( quanti aerei viaggiano per i trasporti?) e quanto altro occorra per farli arrivare in loco.
Chissà quanti altri simili casi ricorrono in altri settori.
Allora ci serviamo degli altri e rigettiamo il buono che c'è in casa.
Ma come si esce dalla crisi??
Durante una breve vacanza nella solatia Romagna, ospite di esperti produttori vinicoli e coltivatori di antica sapienza, scopro che quest'anno la copiosa produzione di pesche (e che pesche!) subisce rallentamenti nella vendita diretta alle Cooperative del luogo perché in concorrenza con analogo prodotto di importazione , di qualità decisamente inferiore, ma di presa sul mercato perché più economico.
In buona sostanza l'allucinante messaggio che emerge conferma che quintali di ottimo prodotto italiano finiscono al macero per lasciare spazio a pessimi (sic) prodotti stranieri che, peraltro, per essere importati in Italia richiedono spese di spedizione, inquinamento ambientale ( quanti aerei viaggiano per i trasporti?) e quanto altro occorra per farli arrivare in loco.
Chissà quanti altri simili casi ricorrono in altri settori.
Allora ci serviamo degli altri e rigettiamo il buono che c'è in casa.
Ma come si esce dalla crisi??
mercoledì 25 giugno 2014
GLI ILLUMINATI
È' sempre più
facile oggi imbattersi in una categoria di individui molto convinti delle
proprie pseudo capacità professionali che, con dedizione e con tanta
generosità, pongono altruisticamente al servizio degli altri. Si tratta di
soggetti "illuminati" che, pur non avendo portato a termine regolari
cicli di studi universitari, sanno di storia, arte, letteratura, scienze,
giurisprudenza, fiscalità, ingegneria, veterinaria, biologia e, ahimè , anche
di medicina.....
Questi beneficiari
di scienza infusa non hanno pudore reverenziale ed esercitano la loro "professione alternativa" con estrema disinvoltura, millantando conoscenze che
non posseggono, aiutati, spesso, da una
serie di circostanze, peraltro ben analizzabili. Davanti ad un
interlocutore per così dire "impreparato" hanno buon gioco in virtù
di una palese ignoranza che rende la controparte credulona ed ingenua e quindi
facilmente aggredibile e vulnerabile. A fronte di un vero professionista spesso
riescono ugualmente ad essere ascoltati, anche se ovviamente non creduti,
perché chi sta suo malgrado a sentire, per una sorta di atavica - quanto, in
questo caso inopportuna - educazione, tace e non ribatte, consapevole della
futilità delle argomentazioni del parlante verso il quale prova solo
commiserazione.
L’esito, in questo
caso è anche esilarante perché in genere sono sempre situazioni comiche.
Ma quando
l"illuminato" si sostituisce ad un medico forse non c'è tanto da ridere.....
lunedì 16 giugno 2014
MODERNITA' DI SENECA
Che cosa vi è di più stolto e di più pazzesco che il lodare
in una persona beni non suoi, che l'ammirare cose che in un istante potrebbero
passare ad un altro? Non è certo il freno d'oro che rende migliore il
cavallo.... Nessuno deve vantarsi se non del proprio....Nell'uomo deve essere
apprezzato solo ciò che è suo. Uno possiede una moltitudine di schiavi, una
bella casa, un'ampia tenuta da coltivare, un grosso capitale da dare in
prestito ad usura: forse che qualcuno di questi beni è in lui? No, è soltanto
intorno a lui. In quest'uomo devi lodare solo ciò che non gli si può né
togliere né dare, ciò che è proprio dell'uomo....Mi chiedi che cosa sia ciò ? È
l'anima , e nell'anima la perfetta ragione....
Così scriveva Lucio Anneo
Seneca pochi anni dopo la nascita di Cristo (Lettere a Lucilio).
Più di duemila anni sono
trascorsi, ma pare che non sia cambiato nulla. Nessun progresso da parte
dell'uomo, ancora oggi vittima del potere, del denaro, del superfluo,
dell'inutile, dei beni terreni voluttuari e passeggeri.
Oppure della vanagloria.
Conobbi un tale che
millantava per preparazione professionale e profonda capacità manageriale la
sua pochezza, la sua completa incapacità, in altri termini la sua ignoranza.
Anche spirituale. Delatore ed ipocrita vendeva per oro il ferro arrugginito,
per vero il falso, per giusto l’ingiusto.
E tutti ad ascoltarlo e riverirlo perché amico dei potenti che avrebbero
potuto intervenire al suo fianco e fagocitare gli oppressi…..
Ma degli oppressi sarà
l’ultima rivincita.
Vincerà l’anima, e nell’anima la perfetta ragione…..
venerdì 30 maggio 2014
LA VERITA'
Cosa accadrebbe se ognuno potesse dire quello che pensa,
senza freni inibitori, senza false ipocrisie, senza tenere nel conto i doveri imposti dalle regole sociali e del
buon costume, dall’educazione, dal quieto vivere, dalla necessità di lasciar
correre per non incappare in pericolose ritorsioni? Se si potesse dire pane al pane e vino al
vino a chiunque, in qualsiasi luogo ed
in ogni circostanza, senza paura, con il coraggio della sincerità , per il
trionfo della verità e della obiettività, senza remore, cosa accadrebbe?
Gli impostori non sarebbero più tali, smascherati alla prima
marachella da chi sa, ma non parla.
martedì 13 maggio 2014
IL GIRO ""D'ITALIA""
Non sono un appassionato di ciclismo, però il Giro d'Italia mi ha sempre affascinato, forse perché una volta si seguiva l'arrivo delle tappe alla televisione, quando c'era ancora il bianco e nero e quando correva per i colori abruzzesi il mitico Vito Taccone…. A volte il Giro passava per le strade del tuo paese ed era una festa incredibile, prima, durante e dopo l'arrivo…
Adesso leggo, non senza stupore, che le prime tappe del Giro d'Italia di quest'anno si corrono a Dublino…. Ripeto: le tappe del Giro d'Italia si stanno correndo a DUBLINO!!!!! E non è il Giro d'Irlanda, ma il Giro d'Italia!!!
Poiché per quanti sforzi faccia non riesco proprio a capire il senso di queste scelte, prego qualche lettore del Blog, appassionato di ciclismo, di fornirmi, se può, una pur minima spiegazione.
Io non riesco a capire.
Adesso leggo, non senza stupore, che le prime tappe del Giro d'Italia di quest'anno si corrono a Dublino…. Ripeto: le tappe del Giro d'Italia si stanno correndo a DUBLINO!!!!! E non è il Giro d'Irlanda, ma il Giro d'Italia!!!
Poiché per quanti sforzi faccia non riesco proprio a capire il senso di queste scelte, prego qualche lettore del Blog, appassionato di ciclismo, di fornirmi, se può, una pur minima spiegazione.
Io non riesco a capire.
domenica 13 aprile 2014
DA SAN FLAVIANO A GIULIA – ROVINA E RICOSTRUZIONE
Un prezioso scritto d’epoca,
dato alle stampe nel 1879 per i caratteri dello Stabilimento tipografico
Civelli di Roma ed a firma di Gabriello Cherubini, contiene dati e riferimenti
di estremo interesse relativi alla fondazione di “Giulia” ed all’elezione a
protettore di “Castro” del martire Flaviano, nonché notizie su antichi
monumenti e Chiese della città di Giulianova.
Secondo quanto riportato dall’autore, la spiaggia di Giulia offriva già
allora ai villeggianti un “soggiorno
dilettevolissimo” ed era ravvivata
da un “via vai dei più animati che si
possano vedere nelle nostre marine nei giorni dei bagni “.
L’analisi del Cherubini
spazia in realtà per tutto il territorio chietino e teramano bagnato dalle
acque dell’Adriatico, e focalizza poi Giulianova, definito paese tra i più
belli di “aspetto e di postura” tra
tutti quelli che s’incontrano sulla costa: “….sopra
una facile ed amena collina è fabbricata questa cittaduzza, ch’io vorrei
chiamare elegante. Gioconda ed ampia prospettiva si apre all’occhio di chi si
fa a guardare dalla parte di Oriente” . L’immagine, dunque, perviene in
questo caso da un osservatore posto ad oriente, presumibilmente con le spalle
al mare. Posizione peraltro anomala, che ribalta un po’ la tradizionale vista
del panorama cittadino con il mare sullo sfondo. Ma lo scritto del Cherubini riveste
importanza anche per gli interessanti riferimenti di ordine storico-geografico,
che accrescono ed ampliano il panorama delle conoscenze relative alla passato
della città: “….non si può discorrere della moderna Giulia senza toccare alcuna cosa
dell’antico Castrum Novum, poiché se quella non sorse appunto sulle rovine di
questo, egli però è certo che fu fondata in luogo assai vicino a Castro e, chi
ben considera, vede che non più di un miglio, ad un bel circa, era distante
quella colonia romana dalla Giulia d’oggi. Ciò chiaramente dicono i parecchi
ruderi, che tuttora vi rimangono ad attestare eziandio come il Castrum Novum
non fosse stato molto lontano dalle sponde del Batino. Quel Batino, come è noto, corriponde all’odierno fiume
Tordino, nei pressi del quale l’autore attesta l’esistenza di un “assai capace porto” della cui
funzionale attività dovettero servirsi non solo i cittadini, ma anche
popolazioni viciniori, se è vero che la struttura “”non solamente rendeva pronti e sicuri i commerci di Castro, ma se ne
vantaggiavano anche le regioni pretuziane, palmense ed atriana.”
Ulteriore conferma alla
importanza commerciale che dovette avere la colonia si evince dall’esplicito
riferimento alle strade consolari e militari che attraversavano all’epoca la
regione pretuziana.Tra esse (Appia,
Valeria, Claudia), ruolo non meno importante dovette avere quella via Salaria
che “”toccando Truentum, si accostava
assai a Castro”. Il fiorente porto, la facilità dei collegamenti ed il
momento di benessere economico durarono però fino a quando “le contrade abruzzesi, corse anch’esse da
quei feroci uomini del settentrione, tutte n’eran poste a soqquadro e disertate
spietatamente” Questo evento
storico, che le cronache riportano concordemente, (secolo V dell’anno
cristiano) segnò, per così dire, l’inizio di una inarrestabile decadenza: “non più commerci, non più coltura delle
pacifiche arti, ma tutti ad apparecchiarsi, come meglio si poteva, a resistere
con armi alla mano a quelle orde scomposte”. Nel succedersi dei fatti, per ironia della
sorte, proprio quel fiume che aveva rappresentato per Castro la fonte prima di
ogni benessere commerciale divenne la causa determinante di disfacimento e calamità: “ …rotte le dighe, scatenate le scogliere, né
pensandosi più a ripararle, il fiume dilagando senza più alcun rattendo per le
vicine campagne, e impaludando qua e là le sue acque, rese quei campi, una
volta sì fertili, altrettante maremme, le quali, spandendo attorno ree e
pestilenziali esalazioni, divennero in breve fonte d’incurabili malattie, di
guisa che il paese ne restò miseramente impoverito di abitanti”. Ad ulteriore riprova cronache dell’epoca
registravano al riguardo che la donazione delle rendite del porto di Castro,
disposta a favore dei Vescovi abati di
Forcona, fu da questi ultimi in quel periodo rinunciata, per via della loro
oggettiva scarsità.
Di sicura presa sul lettore,
nel testo, la citazione di una non
meglio precisata “vecchia cronaca” la
quale avrebbe fornito, come si diceva in apertura, lumi e notizie sull’elezione a protettore di
Castro del martire Flaviano: “ ….i
cittadini di Castro, fatti già cristiani, scelsero a loro protettore San
Flaviano martire; il che avvenne, secondo la grossolana credenza di quei tempi,
per opera di uno strepitoso prodigio. Perocchè era tradizione che una nave
senza nocchiero, dal lontano Oriente, approdasse alle foci del Tordino, e che
essendosi cercato qualcosa che vi fosse dentro, vi si trovasse ben chiuso, in
una cassa, il corpo del martire Flaviano di Tarso. Ciò bastò perché quel santo
non solamente fu eletto a protettore di Castro, ma che eziandio il nome antico
del paese in quello fosse tosto tramutato in San Flaviano….”
Storia, leggenda o
tradizione. Vero è, però, che le cronache registrano con riferimento certo (4
giugno 1184) l’emissione proprio dal
borgo di San Flaviano di una Bolla papale a firma di Papa Lucio III e di altre nove Cardinali, dopo il loro
allontanamento da Roma a seguito di una sedizione popolare.
Lo stesso borgo, alla metà
del secolo XV, fu teatro di una cruenta battaglia tra le opposte fazioni degli
Angioini guidati da Giacomo Piccinino e degli Aragonesi, a capo dei quali era
Federico di Montefeltro, signore di Urbino. Questo evento fu fatale per il piccolo agglomerato urbano, oggetto di
devastazione e di rovina : “ …. i gravi
danni arrecati da questa feroce pugna, e l’aria pestilenziale che vi spirava,
ridussero San Flaviano ad una squallida borgata…” ma segnò, nel contempo,
l’inizio di una nuova era, che avrebbe generato la nascita e la fondazione di “Giulia” : “Giulio Antonio Acquaviva, duca di Atri, ch’ebbe ancor signoria e titolo
di conte di San Flaviano, vedendo soprastare a quel paese così funeste sorti,
pensò volerlo rifabbricare in luogo più salubre ed opportuno, come fu quello da
lui scelto fra il Tordino ed il Salino. E perché poi di quest’opera rimanesse
ne’ futuri perpetua memoria, volle il duca che il nuovo paese dal suo nome
fosse chiamato Giulia.”
Siamo nel triennio
1469-1471. D’altro canto il buon Duca
non dovette agire da solo nella peculiare impresa. Da Napoli, infatti, lo
stesso Re Ferdinando I d’Aragona volle fornire il suo apporto, formalizzato in
un decreto, datato 3 maggio 1471, con il quale venivano concessi importanti e
particolari privilegi che potessero favorire il processo di riedificazione
della nuova Giulia sui resti del distrutto borgo di San Flaviano. Incoraggiato
ancor più dall’appoggio ricevuto, Giuliantonio proponeva iniziative volte a
facilitare il corso dei lavori: “ ….nè
alcuna cosa lasciava perché popolazione e commerci fiorissero nella nascente
Giulia e, a promuovervi il concorso delle genti vicine, con lettera del 29
gennaio 1473, ordinava che tutti quelli che venissero ad abitarvi avessero in
dono una certa quantità di terreno per seminar grano e piantar vigne”. Come
si vede, dunque, chiunque avesse accettato l’invito a diventare “giuliese”
avrebbe avuto in assegnazione ed in proprietà un fondo per la coltivazione
della terra. Così (siamo ormai nel 1482)
furono gettate le prima fondamenta e si iniziò a fabbricare le prime case . In
segno di gratitudine i nuovi abitanti vollero fornire un segno di tangibile
riconoscenza alle casate degli Acquaviva e degli Aragona, fondatori della loro
“novella patria: “ … vollero che vi si
alzasse a stemma comunale un cavaliere armato, immagine del Duca, lasciando
l’altro antico di un castello con torri al lato, ch’era quello di San Flaviano”.
Se Giuliantonio aveva
tracciato la strada da percorrere, i suoi discendenti non furono da meno nel
completare l’opera : “ ..nè il successore
di Giuliantonio, che fu Matteo III, si mostrò meno sollecito del padre nel
favorire efficacemente e nel promuovere la prosperità di Giulia con ogni sorta
di opportuni provvedimenti; né coloro che vennero appresso furono da meno nel
compiere l’opera egregia degli antenati..”
Così, nel tempo, Giulia
consolidava il suo aspetto , arricchendosi giorno dopo giorno di case, vie,
edifici e strutture : “ ..la strada
principale è quella detta del Corso, abbastanza larga e ben lastricata; le altre,
meno comode, scorrono in varie direzioni il paese….Ma il lato più appariscente
di Giulia è quello che guarda la strada, per cui molto agiatamente si discende
alla spiaggia. Quivi case meglio costruite, dove avrai ad ammirare
l’incantevole prospettiva del sottoposto mare Adriatico e l’arte industre
dell’intelligente giardiniere….” E
nel discendere verso la marina “ … cammin
facendo si incontra un’antichissima Chiesa, Santa Maria a Mare, la sola rimasta
fra le tante ch’erano in San Flaviano; ha una porta in pietra, il cui arco e
stipiti sono adorni da scolture simboliche in bassorilievo, divise in tanti
scompartimenti riquadrati; possono stimarsi avanzi di tempio pagano, esprimenti
culti barocchici…..”
A poco a poco la parte bassa
del paese assunse una sua indipendente connotazione, ponendosi come meta ambita
di vacanza e villeggiatura: “ … la stazione
ferroviaria, i molti casini di varia e gentile architettura, che fiancheggiano
l’ampia e lunga via consolare, rendono dilettevolissimo il soggiorno nella
spiaggia durante l’estate. Tutti, per due o tre mesi, vi passano lietamente la
vita, i giovani confortati da ogni specie di divertimenti in balli, in musiche,
in passeggiate per mare e, se volete, anche in amori cavallereschi; gli
attempati poi in giuochi più o meno rischiosi…” Naturalmente l’amena località non era, e non
era giusto che fosse, ad esclusivo uso e beneficio dei residenti , ma “…quivi accorrono volentieri, o per rimanervi,
o per visite agli amici ed ai parenti, quelli dei vicini paesi, o delle non
lontane spiagge di Montepagano, Calvano, Silvi, Castellammare ecc. E’, per dir
tutto in breve, un vi vai de’ più
animati che si possano vedere nelle nostre marine nella stagione de’ bagni. Chi
non crede, venga e veda.”
E davvero c’è da credere che
il luogo avesse qualcosa in più da offrire ai villeggianti, se si considera che
essi venivano a trascorrervi le vacanze
da borghi situati comunque anch’essi sul mare come Silvi e Castellammare
(Pescara).
Gabriello Cherubini, storico,
umanista e letterato (Atri 1817-1892), lasciò alla sua morte un inedito e
ricchissimo epistolario che potrebbe rappresentare interessante e stimolante
oggetto di analisi e di ricerca per lo studio di personaggi e località
dell’epoca.
Lo scritto esaminato,
raccolto nella collana “Giovinezza” di B. E. Maineri, veniva offerto ai
cittadini, nel 1880, come strenna natalizia.
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