L’ Istituto Statale d’arte per la ceramica “F.A.Grue” fondato nel 1906 da
Felice Barnabei e Beniamino Olivieri, cittadini castellani, dopo oltre cento anni di attività ha
diversificato il suo aspetto ed ha modificato il suo progetto educativo,
adeguandosi a nuove propensioni artistiche. Questo emerge da colloqui informali
con alcuni addetti ai lavori all’interno del rinnovato e rinominato “Liceo
Artistico” moderna versione dell’antica struttura, per alcuni obsoleta, per
altri inopportunamente modificata. La diatriba serpeggia silente ma traspare a
tratti dai discorsi a volte nostalgici, soprattutto di coloro che hanno vissuto
dall’interno la storia e le vicende della gloriosa Scuola d’arte, diventando,
tempo per tempo, illustri artigiani, artisti, maestri d’arte. Si evince, da
frasi e discorsi, che la ventata di novità, scaturita dal desiderio di adeguare
la Scuola alle nuove tecnologie imperanti ed alle nuove correnti artistiche,
appare ad alcuni inopportuna e comunque lesiva dell’antica tradizione
centennale, da sempre fiore all’occhiello dell’Istituto e del paese.
La visita guidata
all’interno delle aule e dei numerosi laboratori a tutta prima lascia sgomenti
per via dell’ importante spaziosità che ti avvolge e ti avviluppa quasi a suggellare la
maestosità del luogo. E’ sabato e non c’è attività. Ciò rende ancor più
manifesta la sacralità degli ambienti, vere fucine d’arte, luoghi che profumano
di inventiva, ingegno, tecnica, abilità, di straordinario talento.
Al primo impatto visivo
lo sguardo è attratto dal “Terzo Cielo”,
all’origine 356 tavelle (oggi 258) in
maiolica policroma risalenti alla metà del XX secolo. Un’opera realizzata da
docenti ed allievi negli anni cinquanta ed ispirata ai soffitti maiolicati di
un tempo, tuttavia attuale nelle decorazioni e nei tratti grafici che
conferiscono all’insieme un tocco di suggestiva modernità.
La visita all’interno
del nuovo Liceo Artistico offre un’altra pregevole
preziosità: la Raccolta Internazionale
d’Arte Ceramica Contemporanea. Si tratta di un’ originale collezione di
opere di oltre trecento artisti e maestri d’arte in rappresentanza di cinquanta
nazioni. Più di 500 lavori artigianali frutto
di ispirazioni diverse e senza limiti imposti alla fantasia ed
all’immaginazione. Capolavori scaturiti da motivi ispiratori tra loro
assolutamente dissimili che testimoniano le più difformi tendenze della
produzione contemporanea.
In continua evoluzione
per via delle costanti acquisizioni che la alimentano, la raccolta rappresenta oggi un centro nodale
di riferimento per maestri dell’arte ceramica provenienti da ogni parte del
mondo.
Parlando con alcuni castellani addetti ai lavori, professionisti
ed artigiani, è emersa unanime
condivisione sull’argomento ed è apparsa evidente la volontà di sollecitare
Enti ed Istituzioni ad agevolare ogni possibile iniziativa volta a far
conoscere i “Tesori di Castelli” in Italia ed all’Estero. Iniziando magari da
visite guidate di Scuole ed Istituti comparati, inviti a gruppi di turisti in
vacanza nelle vicinanze, o qualsiasi altra iniziativa consimile, atteso che,
soprattutto per quanto attiene ad opere come il Presepe Monumentale, appare del
tutto irrealizzabile, o quantomeno estremamente onerosa, la possibilità di
organizzare esposizioni itineranti in altre parti della regione o dell’ Italia.
Il Museo delle Ceramiche , un
tempo seicentesco convento francescano, oggi gravemente danneggiato dal sisma del
2009, attualmente trasferito in una sede provvisoria, accoglie opere dell’antica tradizione ceramica
castellana ma anche espressioni dell’arte contemporanea, in una mirabile fusione di stili e di
espressioni figurative.
Tanto, molto altro ancora si potrebbe dire o scrivere.
Ma allo stato attuale, dopo i terribili eventi che ne hanno scosso
e minato la quotidianità, senza peraltro intaccare i cardini di un’antica e consolidata
tradizione, Castelli ha bisogno di tornare al centro dell’attenzione, della stima e
del credito che le sono dovuti in nome di un’ ancestrale e gloriosa memoria artistica.
Iniziative, eventi, proposte che possano dare impulso ad attività
volte a rimettere in moto una macchina ferma e danneggiata, ma non per sempre
distrutta, tutto dovrà essere oggetto di impegno collettivo, una sorta di
dovere morale volto al recupero di questo prezioso gioiello del nostro Abruzzo.
“ Post fata”tornino dunque i castellani fuoriusciti, riparta ogni
attività economica e si riemerga dopo gli eventi nefasti di un tempo
sicuramente funesto, ma ormai trascorso. Per far ciò occorre il condiviso e
collettivo impegno di Enti e di Autorità preposte, ma non possono mancare il fervore ed il diretto interessamento di
tutti i paesani, presenti o assenti, accomunati dalla tempra e dalla tenacia
che distingue da sempre le genti d’Abruzzo.