domenica 27 ottobre 2019

I PREZIOSI BENI DI CASTELLI

L’ Istituto Statale d’arte per la ceramica “F.A.Grue” fondato nel 1906 da Felice Barnabei e Beniamino Olivieri, cittadini castellani,  dopo oltre cento anni di attività ha diversificato il suo aspetto ed ha modificato il suo progetto educativo, adeguandosi a nuove propensioni artistiche. Questo emerge da colloqui informali con alcuni addetti ai lavori all’interno del rinnovato e rinominato “Liceo Artistico” moderna versione dell’antica struttura, per alcuni obsoleta, per altri inopportunamente modificata. La diatriba serpeggia silente ma traspare a tratti dai discorsi a volte nostalgici, soprattutto di coloro che hanno vissuto dall’interno la storia e le vicende della gloriosa Scuola d’arte, diventando, tempo per tempo, illustri artigiani, artisti, maestri d’arte. Si evince, da frasi e discorsi, che la ventata di novità, scaturita dal desiderio di adeguare la Scuola alle nuove tecnologie imperanti ed alle nuove correnti artistiche, appare ad alcuni inopportuna e comunque lesiva dell’antica tradizione centennale, da sempre fiore all’occhiello dell’Istituto e del paese.
La visita guidata all’interno delle aule e dei numerosi laboratori a tutta prima lascia sgomenti per via dell’ importante spaziosità che ti avvolge  e ti avviluppa quasi a suggellare la maestosità del luogo. E’ sabato e non c’è attività. Ciò rende ancor più manifesta la sacralità degli ambienti, vere fucine d’arte, luoghi che profumano di inventiva, ingegno, tecnica, abilità, di straordinario talento. 
Al primo impatto visivo lo sguardo è attratto dal “Terzo Cielo”, all’origine 356 tavelle (oggi 258)  in maiolica policroma risalenti alla metà del XX secolo. Un’opera realizzata da docenti ed allievi negli anni cinquanta ed ispirata ai soffitti maiolicati di un tempo, tuttavia attuale nelle decorazioni e nei tratti grafici che conferiscono all’insieme un tocco di suggestiva modernità.


La visita all’interno del nuovo Liceo Artistico offre un’altra pregevole preziosità: la Raccolta Internazionale d’Arte Ceramica Contemporanea. Si tratta di un’ originale collezione di opere di oltre trecento artisti e maestri d’arte in rappresentanza di cinquanta nazioni. Più di  500 lavori artigianali frutto di ispirazioni diverse e senza limiti imposti alla fantasia ed all’immaginazione. Capolavori scaturiti da motivi ispiratori tra loro assolutamente dissimili che testimoniano le più difformi tendenze della produzione contemporanea.
In continua evoluzione per via delle costanti acquisizioni che la alimentano,  la raccolta rappresenta oggi un centro nodale di riferimento per maestri dell’arte ceramica provenienti da ogni parte del mondo.
Un vero gioiello, opera unica nel suo genere, il Presepe Monumentale fu ideato e realizzato negli anni sessanta (dal 1965 al 1975). Cinquantaquattro statue in ceramica a grandezza naturale, modellate e rifinite nei più minuscoli particolari dal valente e minuzioso lavoro di insegnanti, allievi e tecnici della Scuola d’Arte. Esposto a Roma, Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv il Presepe è un complesso scultoreo di assoluta originalità, orgoglio e vanto di Castelli e dell’arte castellana in genere. Successivamente, in epoca più moderna, al fine di tener fede alla ventata di novità e di ammodernamento della Scuola, sono stati realizzati altri manufatti simili, con l’aggiunta di sculture riferite alla conquista della luna, al Concilio Vaticano II e all'abolizione della pena di morte.Non è facile rappresentare la portata emotiva che genera nel visitatore il contatto visivo con opere di tale pregnanza artistica, la sensazione di meraviglia e di ammirazione che passa dagli occhi allanimo , generando stupore e sorpresa. Ma anche un senso di malcelato rammarico. Perché lesistenza di capolavori di siffatta eccellenza dovrebbe essere divulgata e diffusa, resa nota a tutti, pubblicizzata con ogni mezzo mediatico al fine di garantirne la fruibilità non solo in ambito provinciale e regionale, ma anche in quello nazionale ed internazionale.

Parlando con alcuni castellani addetti ai lavori, professionisti ed artigiani,  è emersa unanime condivisione sullargomento ed è  apparsa evidente la volontà di sollecitare Enti ed Istituzioni ad agevolare ogni possibile iniziativa volta a far conoscere i Tesori di Castelli in Italia ed allEstero. Iniziando magari da visite guidate di Scuole ed Istituti comparati, inviti a gruppi di turisti in vacanza nelle vicinanze, o qualsiasi altra iniziativa consimile, atteso che, soprattutto per quanto attiene ad opere come il Presepe Monumentale, appare del tutto irrealizzabile, o quantomeno estremamente onerosa, la possibilità di organizzare esposizioni itineranti in altre parti della regione o dell Italia.
Il Museo delle Ceramiche , un tempo seicentesco convento francescano,  oggi gravemente danneggiato dal sisma del 2009, attualmente trasferito in una sede provvisoria, accoglie opere dellantica tradizione ceramica castellana ma anche espressioni dellarte contemporanea,  in una mirabile fusione di stili e di espressioni figurative.
Tanto, molto altro ancora si potrebbe dire o scrivere.
Ma allo stato attuale, dopo i terribili eventi che ne hanno scosso e minato la  quotidianità,  senza peraltro intaccare i cardini di unantica e consolidata tradizione, Castelli ha bisogno di tornare al centro dellattenzione, della stima e del credito che le sono dovuti in nome di un ancestrale e gloriosa memoria artistica.
Iniziative, eventi, proposte che possano dare impulso ad attività volte a rimettere in moto una macchina ferma e danneggiata, ma non per sempre distrutta, tutto dovrà essere oggetto di impegno collettivo, una sorta di dovere morale volto al recupero di questo prezioso gioiello del nostro Abruzzo.
Post fatatornino  dunque i castellani fuoriusciti, riparta ogni attività economica e si riemerga dopo gli eventi nefasti di un tempo sicuramente funesto, ma ormai trascorso. Per far ciò occorre il condiviso e collettivo impegno di Enti e di Autorità preposte, ma non possono  mancare  il fervore ed il diretto interessamento di tutti i paesani, presenti o assenti, accomunati dalla tempra e dalla tenacia che distingue da sempre le genti dAbruzzo.

 Si ringraziano per la collaborazione diretta o indiretta fornita durante il soggiorno a Castelli del sottoscritto, i Maestri Nino e Giantommaso Di Simone, Maestri darte,  ricchi di esperienza e di talento, leditore Domenico Verdone, personaggio di grande spessore e di grande umanità, il consigliere comunale Raffaello Di Simone, colto e cortese, occasionale guida  del Museo, e tutti i castellani con cui ho scambiato pensieri, opinioni, idee, proposte, ricevendo da loro molto più di quel poco che ho potuto offrire con questo mio scritto, concepito e realizzato per partecipare, in modo minimale ma sincero, allauspicabile ripresa della vita di Castelli. 

mercoledì 16 ottobre 2019

CASTELLI : GUARDARE AL FUTURO CON FIDUCIA E SPERANZA

Quello che subito si avverte, quando si entra nel cuore del paese, è un silenzio sovrano, ovattato, quasi irreale.
Castelli oggi è paese ferito, colpito in modo crudele da eventi di sciagura e di disgrazia, con il suo prezioso corredo di arte e di storia. Colpiti gli abitanti costretti a  cambiare vita ed abitudini, ad accettare compromessi, a vivere in modo alternativo, diverso. Colpiti il turismo, il commercio, la ricettività. Ma è fatta salva l’accoglienza. Ti accolgono col sorriso sulle labbra ed hanno voglia di raccontare. Quasi a voler  declinare ogni propria responsabilità, per puntare il dito contro l’imprevedibilità della sorte, contro la fatalità,  contro un fato avverso che cambia le carte in tavola dalla sera alla mattina, aprendo scenari di assoluta precarietà.
I castellani raccontano la loro storia e pare che non abbiano immediati riferimenti al tempo che scorre. Non importa ormai. Passa un’ora, ne passa un’altra. Raccontano particolari e minuzie dell’epocale evento che ha accumulato tre metri di neve fino a chiudere gli usci delle case per intere settimane. Raccontano dell’interruzione dell’energia elettrica per giorni e giorni. Poi del terremoto. Un fatto avvenuto, non trascorso. Restano i segni, le ferite, gli effetti deleteri sulle cose, sulle persone, sugli animi, nel profondo del cuore.
Qualche polemica, qualche diatriba: si poteva fare questo, si poteva, non si poteva…
Non si prevede il terremoto, ma si poteva prevedere il maltempo. Forse.
Intorno al tavolo del bar fiumi di parole, pareri diversi, a volte contrastanti. Ma non c’è astio, forse rammarico. La situazione attuale affratella tutti. Si coglie un comune e condiviso sentimento di solidarietà, come se si volessero tutti più bene. Una famiglia. Ristretta, purtroppo. Ci dicono che gli abitanti non sono più i milleseicento di un tempo. Sono meno. Molto meno. Forse cento. Sono andati tutti via, soprattutto i giovani. Quei giovani che l’ Istituto Statale d’Arte per la ceramica ha tempo per tempo forgiato perché fossero testimoni e propagatori della nobile arte castellana.  Molti di loro sono oggi eccellenti artigiani, artisti, professionisti.  Ma altrove.
Eppure nell’animo di tutti i paesani continua ad ardere un fuoco mai sopito. Con la fierezza e la caparbietà che distingue le genti d’Abruzzo ognuno ha nell’animo il desiderio fermo di riprendere a camminare, e poi a correre. Come un tempo.
In giro per le vie e passeggiando nei vicoli si incontrano botteghe aperte, manufatti esposti quasi come se nulla fosse cambiato da qualche tempo a questa parte. Ti accolgono con amabilità, con garbo, ma con dignità e con estrema fierezza, consapevoli del valore del prodotto. Non oggetti, opere d’arte. Un’arte che va oltre ogni più drammatico evento, che trascende ogni limite imposto dall’imponderabilità della sorte, che conserva il suo intimo ed intrinseco rilievo anche a fronte del più sventurato avvenimento.
Sono fieri e gentili i castellani.
Questo ho colto conversando con alcuni di loro, al tavolo di un bar,  pur vedendoli per la prima volta.
 E’ stato come rubare una porzione di tempo alla routine quotidiana per toccare con mano una realtà diversa intrisa di sofferenza e di dolore.
Vivono ora in un microcosmo senza tempo, ma nel cuore di ciascuno palpita ancora, in modo vibrante e fremente,  il fermo desiderio di tornare alla normalità ed al glorioso fasto di un tempo.

 (Continua)