mercoledì 16 ottobre 2019

CASTELLI : GUARDARE AL FUTURO CON FIDUCIA E SPERANZA

Quello che subito si avverte, quando si entra nel cuore del paese, è un silenzio sovrano, ovattato, quasi irreale.
Castelli oggi è paese ferito, colpito in modo crudele da eventi di sciagura e di disgrazia, con il suo prezioso corredo di arte e di storia. Colpiti gli abitanti costretti a  cambiare vita ed abitudini, ad accettare compromessi, a vivere in modo alternativo, diverso. Colpiti il turismo, il commercio, la ricettività. Ma è fatta salva l’accoglienza. Ti accolgono col sorriso sulle labbra ed hanno voglia di raccontare. Quasi a voler  declinare ogni propria responsabilità, per puntare il dito contro l’imprevedibilità della sorte, contro la fatalità,  contro un fato avverso che cambia le carte in tavola dalla sera alla mattina, aprendo scenari di assoluta precarietà.
I castellani raccontano la loro storia e pare che non abbiano immediati riferimenti al tempo che scorre. Non importa ormai. Passa un’ora, ne passa un’altra. Raccontano particolari e minuzie dell’epocale evento che ha accumulato tre metri di neve fino a chiudere gli usci delle case per intere settimane. Raccontano dell’interruzione dell’energia elettrica per giorni e giorni. Poi del terremoto. Un fatto avvenuto, non trascorso. Restano i segni, le ferite, gli effetti deleteri sulle cose, sulle persone, sugli animi, nel profondo del cuore.
Qualche polemica, qualche diatriba: si poteva fare questo, si poteva, non si poteva…
Non si prevede il terremoto, ma si poteva prevedere il maltempo. Forse.
Intorno al tavolo del bar fiumi di parole, pareri diversi, a volte contrastanti. Ma non c’è astio, forse rammarico. La situazione attuale affratella tutti. Si coglie un comune e condiviso sentimento di solidarietà, come se si volessero tutti più bene. Una famiglia. Ristretta, purtroppo. Ci dicono che gli abitanti non sono più i milleseicento di un tempo. Sono meno. Molto meno. Forse cento. Sono andati tutti via, soprattutto i giovani. Quei giovani che l’ Istituto Statale d’Arte per la ceramica ha tempo per tempo forgiato perché fossero testimoni e propagatori della nobile arte castellana.  Molti di loro sono oggi eccellenti artigiani, artisti, professionisti.  Ma altrove.
Eppure nell’animo di tutti i paesani continua ad ardere un fuoco mai sopito. Con la fierezza e la caparbietà che distingue le genti d’Abruzzo ognuno ha nell’animo il desiderio fermo di riprendere a camminare, e poi a correre. Come un tempo.
In giro per le vie e passeggiando nei vicoli si incontrano botteghe aperte, manufatti esposti quasi come se nulla fosse cambiato da qualche tempo a questa parte. Ti accolgono con amabilità, con garbo, ma con dignità e con estrema fierezza, consapevoli del valore del prodotto. Non oggetti, opere d’arte. Un’arte che va oltre ogni più drammatico evento, che trascende ogni limite imposto dall’imponderabilità della sorte, che conserva il suo intimo ed intrinseco rilievo anche a fronte del più sventurato avvenimento.
Sono fieri e gentili i castellani.
Questo ho colto conversando con alcuni di loro, al tavolo di un bar,  pur vedendoli per la prima volta.
 E’ stato come rubare una porzione di tempo alla routine quotidiana per toccare con mano una realtà diversa intrisa di sofferenza e di dolore.
Vivono ora in un microcosmo senza tempo, ma nel cuore di ciascuno palpita ancora, in modo vibrante e fremente,  il fermo desiderio di tornare alla normalità ed al glorioso fasto di un tempo.

 (Continua)



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