venerdì 14 gennaio 2011

CARA IGNOTA MADRE LINGUA

Il lassismo che imperversa da ormai troppi anni nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, non escluse le Università ,  si traduce non solo in una ormai nota  ed inarrestabile mancanza di rispetto nei confronti del corpo insegnante, offeso e vilipeso, ma anche in una smisurata proliferazione di ignoranza, a tutti i livelli. Difficile trovare studenti modello, difficile credere che possano venir fuori dalle libertine aule dei Licei martiri delle “sudate carte” destinati a fulgide carriere professionali. Poca preparazione, pressapochismo, superficialità, voglia di ottenere il massimo risultato senza pagare il prezzo dell’impegno, tutto concorre a creare una classe di diplomati e laureati che, quand’anche in possesso di brillanti  o almeno normali intelligenze, nulla o poco raccolgono, a livello di preparazione culturale,  da una carriera studentesca che, tranne rarissime eccezioni, è vissuta sempre in modo assai mediocre. Perché? Prima di tutto perché è consentito ottenere risultati senza che sia chiesta in cambio una preparazione appena sufficiente. In secondo luogo perché non esiste più la figura del docente dotato di carisma dalle cui labbra sgorghino parole di insegnamento alla vita. I nuovi saccenti siedono sui banchi nella convinzione di avere di fronte un loro stesso collega, più anziano, cui non lesinare improperi, atteggiamenti di ribellione e di sfida, palesi rifiuti, aperte provocazioni.
Questo, e molto peggio di questo,  io, dedito mio malgrado al pendolarismo quotidiano,  immagino della classe studentesca di oggi, traendo deduzioni dal comportamento di giovani teen agers (e non) che incontro ogni giorno sui mezzi pubblici.    
Che dire dei dialoghi? Poche parole in italiano, infarcite di scurrilità, bestemmie, risate sonore e sguaiate, insulti reciproci, trivialità. Tutto con gli auricolari infilati nel padiglione auricolare e con il pollice in fermento sulle tastiere dei cellulari. Visto uno visti tutti.
Stendo un pietoso velo sull’abbigliamento , ostentatamente lacero, costosamente lacero. Ma il vero disarmante momento di costernazione arriva quando ti accorgi che la lingua italiana, la cara madrelingua, comune genitrice di ognuno, è completamente sconosciuta, ignorata, vilipesa. Di tutto e di più se li senti coniugare , concordare, declinare. Un baratro enorme avvolge la vacuità di quei brevi discorsi, e il cuore si angoscia. Ove sei Madre Lingua che nessuno dei tuoi figli più riconosce come tale? Stride il condizionale trascinato come ferro sull’asfalto da un “se” pericolosamente e coraggiosamente introdotto in apertura, senza remore e senza timori, ma con tanta incosciente audacia.
Un’ignoranza fastidiosa, che si compiace di se stessa, incurante di ferire in modo non lieve le orecchie di alcuni (ma pochi) astanti.
Un prezzo che poi si paga. Ecco perché non c’è meraviglia se  deputati, senatori, onorevoli non rispondono in modo giusto quando viene chiesto loro il participio passato di un verbo anomalo. E’ la normalità. E’ il risultato finale di carriere scolastiche allegre e  disoneste, culminate nondimeno per loro nel raggiungimento di obiettivi concreti ed importanti. Un’immagine pubblica che incute soggezione a fronte di un vuoto culturale infinito. Almeno per quello che attiene la lingua italiana.
 La cara, nostra, ignota Madre Lingua…..

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