mercoledì 9 marzo 2011

ALFONSO DELLA BATTAGLIA – CHI ERA DAVVERO?


Il lungo silenzio del mio amico ricercatore ha alimentato in me la speranza che potessero arrivare, dopo così lunga pausa, notizie estremamente interessanti con riferimento al suo certosino lavoro di indagine nei meandri della storia.
L’attesa, in effetti, non è stata vana. Mi giunge, assai gradito, questo incredibile aggiornamento, frutto di un lavoro condotto con tanta passione e con estrema puntigliosità. Che dire delle suggestive supposizioni e delle temerarie congetture di questo pertinace studioso, egli stesso così sconvolto dalla  sconcertante rilevanza del materiale in suo possesso?
Così mi scrive:                         

Caro Sergio,

e' da tanto che non hai mie notizie, da quando, lasciata Washington, sono tornato in Europa sulle orme di Alfonso Di Battaglia. La ricerca non e' stata vana. Al Museo Borbonico di Napoli ho trovato, non senza fatiche, una copia fotostatica della Domenica del Corriere che ti invierò per posta. Il servizio giornalistico, datato 1901, parla di un personaggio poco  noto agli storici del tempo, e in effetti poco noto al giornalista stesso se e' vero, come leggo, che lo descrive solo come "un connazionale degli Abruzzi". Riporto integralmente il pezzo:

"Nelle vallate degli Abruzzi, vicino Teramo pare sia nato un personaggio tanto influente per la storia del nostro tempo quanto nascosto agli occhi della folla.
Questo nostro connazionale, amico di Garibaldi, l'eroe dei due mondi, fu spedito dallo stesso negli Stati Uniti  per dar man forte alla nascente democrazia. Comandante in capo delle truppe nordiste, pare abbia inflitto numerosi colpi alle forze schiaviste. Molti dei suoi successi furono attribuiti al generale Grant, che da allora si fregio' dell'amicizia dell'uomo. Tanto schivo che non conosciamo il suo vero nome: alcuni lo chiamano "l'italiano  battagliero", altri "Alfonso della battaglia" con riferimento si pensa alla battaglia di Pittsburgh nella cui piazza centrale si erge maestosa l'immagine, pare, del nostro condottiero confratello.
Uomo schivo ma efficace pare sia stato lui a scrivere di suo pugno il XIII emendamento della Costituzione Americana, che passo' al suo intimo Abramo Lincoln. Al funerale del grande Presidente pare fosse l'unico borghese portatore di bara. Chi sei tu dunque o famoso sconosciuto? Dove ti aggiri a manovrare le leve del mondo?

Caro Sergio, capisci l'enormità delle evoluzioni cui dobbiamo testimoniare al mondo intero. Tu, che indomito e indurito sotto lo sciabordare dei flutti oceanici, navighi solitario come un novello Ulisse verso il colle della Verità, tu che mi pregasti di non desistere e continuare imperterrito ed imperituro, a svelare questo curioso personaggio che oggi si rivela il più grande dei grandi, che ha plasmato con le sue mani, nascosto al mondo ed alla folla urlante, un secolo di storia di questo misero mondo, tu o Sergio diffondi questa mia.
La storia non finisce qui. Alfonsino Di Battaglia torna in Europa. Fitte nebbie avvolgono ancora alcuni decenni della sua vita. Sappiamo pero' che fu una figura centrale nella disfatta di Caporetto e soprattutto nell'offensiva del Piave.
Dal diario di guerra del Tenente Bianchin dell'artiglieria del XXX Corpo d'Armata:

"Da qualche giorno si sente un sollievo, voglia di vivere e pugnare. Un distinto vecchio di aggira tra le nostre fila, insieme a colonnelli e generali, senz'altro esperto di cose di guerra. Lo dicono amico di Diaz. Lo dicono amico dell'Eroe. Sfoggia una camicia rossa che ci infonde coraggio. Non parla un ottima lingua ma si fa capire."

Il caporale Chiminghi del IV Corpo della IX Armata schierata sul piano e' meno poetico:

"Questo vecchio ci tiro' giù dalle brande ed imprecando “Porc********, Porc******, urlava come un ossesso: all'attacco, NON PASSA LO STRANIERO!!!!!".

Erano le 3 del mattino del 24 ottobre 1918, l'offensiva del Piave era iniziata. Proprio in corrispondenza di quei posti trovate ancora oggi una statua di bronzo che ritrae un ardimentoso vecchio, molto simile nelle fattezze al vigoroso soldato di Pittsburgh.
Queste sono solo tessere di un puzzle molto più esteso le cui propaggini ancora non afferro del tutto.
Ti lascio con due quesiti:
Chi accese la miccia della rivoluzione russa del '17?
Nel periodo di amicizia col Gen. Graziani, in Libia, cosa ando' a fare?
Può darsi che fosse un  personaggio destinato a diventare un ….nonno famoso???
(Non oso scrivere di chi, aspetto ulteriori conferme….)

Ti saluto

3 commenti:

  1. Incredibile, e pensare che nessuno lo conosce

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  2. Figura storica al livello di Cesare

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  3. Secondo me uscirà un libro

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