venerdì 9 marzo 2018

L'ULTIMO BALLO

Liceo Classico Melchiorre Delfico a Teramo. Fatidico esame di Stato. Anno 1969. Come sempre accade quando un evento importante sta per dare una svolta alla vita, si viveva un clima di tensione, ma si respirava anche aria di festa, di rinnovamento, di emancipazione, di prossima libertà.  Non vedevamo, allora, la parte più angosciante dell'evento, la fine di un ciclo di spensieratezza, il punto finale di un percorso che aveva caratterizzato gli anni più belli della nostra esistenza e che andava a concludersi, a perdersi nei meandri della memoria. Una memoria che in seguito avremmo richiamato alla mente con l'animo colmo di amara nostalgia e con l'inesorabile rimpianto della nostra fantastica giovinezza, resa ancor più mirabile dal periodo storico al quale noi avemmo il privilegio di appartenere da giovani, gli anni sessanta, momento in cui tutto ciò che accadeva sembrava scaturire da una fonte inesauribile di gioia, di rinnovamento. Un'esplosione di sensazioni, di eventi, di percezioni, di commozioni. Dalla storia alla musica,  ai falò sulla spiaggia,  al suono delle chitarre,  passando attraverso i Beatles ed i Rolling Stones,  dalla ripresa economica post-bellica al primo allunaggio. Una magia che noi vivevamo in prima persona, senza avvertire tuttavia la reale portata del dono che la sorte ci aveva riservato, concedendoci di essere adolescenti e giovani in quello straordinario periodo storico.
 Come da prassi, e secondo una tradizione sempre rispettata, fu organizzato un pranzo di commiato al quale avrebbero partecipato anche alcuni professori "eletti" e, ovviamente,  tutti i compagni della gloriosa III C.
Scrivo queste righe perché un episodio accaduto quel giorno è rimasto per sempre impresso nella mia mente e nella memoria, agganciato come un quadro alla parete, nel vivissimo ricordo che il tempo, il lungo tempo trascorso, non ha minimamente attenuato né offuscato, né tanto meno nascosto  sotto il buio velo del passato.
Durante il pranzo, a Civitella del Tronto, si scherzava goliardicamente anche con i professori, in un clima di "ormai è fatta", superando  quel rispettoso distacco che, all'epoca, esisteva ancora tra studenti ed insegnanti.  Nella bella atmosfera di ilarità e di divertimento veniva di continuo alimentato un juke box che era nella stanza. Musiche anni sessanta, ovviamente, melodiche e care per accompagnare balli romantici e lenti, com'era d'uso.
 Sulle note di quelle canzoni qualcuno di noi intrecciava qualche passo di danza.
Due del gruppo, Lena e Guido, ballavano molto meglio degli altri, tanto da meritare i complimenti di tutti. E ballarono per lungo tempo,  per tutto il tempo postprandiale, fino all'ora di ripartenza, tra gli applausi , le approvazioni e gli encomi di tutti i presenti.
Durante il viaggio di ritorno per motivi fisiologici il pullman dovette fermarsi per strada presso un piccolo bar. All'interno c'era un juke box.  Qualcuno fece partire un disco, la stretta stanza fu invasa dalle note di una musica dolcissima. Lena e Guido ripresero a ballare, solo loro, in mezzo a tutti, al centro di un cerchio che si formò in modo spontaneo e naturale. E ballarono per tutto il tempo della sosta. Poi ripartimmo, arrivo in piazza Dante. Il commiato, per alcuni definitivo. Le prove orali erano programmate a scaglioni, per cui molti di noi non si sarebbero mai più rivisti dopo quel giorno. E così fu.
Gli anni sono trascorsi, il tempo l'ha fatta da padrone.  La vita, le storie, gli eventi, le scelte giuste e quelle sbagliate, i piaceri, i dolori, gli inganni, le gioie, le delusioni. Ad ognuno la sua parte di destino, tra le braccia della sorte.
Ma da sempre in me resta ferma e scolpita nella mente l'immagine di quell'ultimo lento.
Lena e Guido erano più di due compagni di Liceo che ballavano.
Erano l'ultima icona di un meraviglioso periodo dell' esistenza che si chiudeva alle nostre spalle. L'ultima cosa che avremmo fatto tutti insieme. Era la fine delle goliardiche bravate in classe, dei compiti passati sotto il banco, delle ansie, dei grandi timori per le interrogazioni, dei primi innamoramenti. Quel ballo e la musica che lo accompagnava erano l'ultima scena del film della nostra adolescenza, film che nessuno di noi avrebbe mai più rivisto, se non nella nostalgico ricordo di quei giorni spensierati, vissuti purtroppo senza la consapevolezza della loro reale meraviglia.
Da allora in poi ognuno avrebbe percorso da solo la sua strada, la via del proprio destino.
Io rivedo spesso davanti agli occhi la scena di quell'ultimo ballo tra Guido e Lena.
Era un lento:" L' ultimo oramai..."




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