mercoledì 9 marzo 2022

RILEGGENDO KANT - LA CRITICA DELLA RAGION PURA

La “Critica della Ragion pura”, prima opera fondamentale di Kant , parte dal proposito, dell’autore, di sottoporre ad esame i sistemi filosofici precedenti, allo scopo di vedere se essi giustifichino appieno la scienza, ossia il possesso della verità. L’esame porta ad una conclusione negativa, sia nei riguardi degli empiristi, sia nei riguardi dei razionalisti. Pare, infatti, all’autore che chiunque analizzi i metodi di ricerca degli uni o degli altri non possa mai pervenire ad una piena giustificazione della scienza. Per i razionalisti, infatti, la scienza, fondata sulle idee innate , è data da giudizi che si possono definire “analitici a priori”, giudizi universali, ma non estensivi del sapere. Se noi diciamo “il corpo è esteso” esprimiamo un giudizio che ha valore universale (non si può infatti ammettere l’esistenza di un corpo non esteso) ma che non è estensivo del sapere, in quanto il concetto non è ampliato dal predicato che ha solo la funzione di rendere esplicito ciò che è già noto. Non diversamente sono criticabili, secondo Kant, i “giudizi sintetici a posteriori” su cui fondavano la scienza gli empiristi. Tali giudizi, infatti, se sono estensivi del sapere non sono però universali e necessari. Se infatti noi diciamo “il ferro è dolce” aggiungiamo qualcosa di nuovo al concetto di ferro, ma è qualcosa di non universale e necessario. La novità proposta dal filosofo è che la vera scienza si può fondare solo su nuovi giudizi che siano nello stesso tempo universali e necessari , ed estensivi del sapere ossia “sintetici a priori” . Quando noi diciamo che il risultato dell’addizione 7+5 è 12 affermiamo, secondo Kant, una verità che ha carattere universale ma che è anche sintetica ( la prima parte dell’addizione non contiene già in sé il risultato della seconda parte). Il concetto di 12 contiene qualcosa di nuovo rispetto al 7 ed al 5. Quello che resta da chiarire è come i giudizi sintetici a priori possano essere possibili. E qui la grande novità della filosofia kantiana: noi possiamo “sorvolare” i giudizi sintetici a priori solo quando non possiamo pretendere di conoscere le cose come sono in se stesse, ma dobbiamo limitarci necessariamente a conoscere i “fenomeni”, ossia le cose come appaiono. Pertanto conoscere non può significare cogliere l’essenza delle cose prescindendo dal nostro modo di percepirle, ma significa invece formare una sintesi tra il mondo esterno e noi stessi. Da qui la necessità di esaminare i vari gradi della conoscenza: la percezione (estetica trascendentale), l’intellezione ( analitica trascendentale) e la ragione (dialettica trascendentale). In buona sostanza il filosofo basa la sua conoscenza non più sull’oggetto, ma sul soggetto (rivoluzione copernicana, per Kant la verità gira attorno all’uomo come i pianeti girano attorno al sole…) (continua)

Nessun commento:

Posta un commento